Non avrebbe per certo mai smesso di fischiare, Alberto Michelotti, il popolare arbitro di calcio scomparso l'altro giorno, lui che d'altronde da adolescente aveva la vocazione e il gran fiato per l'oboe.
Dismesso per raggiunti limiti di età, infatti, il ruolo di arbitro di calcio, Michelotti avrebbe subito accettato, primi anni '80, l' invito di Vincenzo Torriani ad entrare a far parte della organizzazione del Giro d’Italia. Lo ricordiamo così figura autorevole e imperiosa, nel mettere ordine alla bailamme abituale dei raduni di partenza e degli arrivi, una presenza perentoria, il fischietto al collo e in bocca, pronto a redarguire e ad espellere estranei e infiltrati, un saggio rigore nel tratto gentile.
E un giorno, mi sembra, un traguardo del Giro, forse Aversa, dalle mie parti, - avevo smarrito l’accredito e mi ritenevo però intoccabile, visti gli ottimi rapporti con la ‘Gazzetta’ di Raschi e Negri - espulse anche me, scrittore pure laureato da un Premio CONI. «Sul palco, cortesemente, può salire solo chi sia munito del pass verde». Giusto così, il green pass, e un sorriso ti soccorre, al Giro di allora, come al giorno di oggi.
Nella foto, Alberto Michelotti con Sandro Mazzola e Gianni Rivera
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