Manca poco più di una settimana al Mondiale di ciclocross, che si disputerà a Fayetteville negli Stati Uniti. Il percorso sarà tecnico e selettivo, ma a preoccupare gran parte delle nazional sono le norme anti-covid, che negli USA sono meno restrittive rispetto alle nostre.
Per poter gareggiare basterà un test negativo, praticamente lo stesso che i corridori useranno per salire in aereo e viaggiare verso gli USA. Il mondiale si correrà in Arkansas, uno Stato con appena la metà della popolazione vaccinata e nel quale negli ultimi giorni è stato registrato un nuovo record di contagi e di ricoveri in ospedale. A Fayetteville non esistono divieti particolari e l’uso della mascherina è obbligatorio solo per la zona di gara. Non è richiesta neanche una mascherina FFP2 e una semplice chirurgica sarà sufficiente: a differenza dell’Europa, non è richiesto a corridori e pubblico di presentare un green pass o un certificato simile per accedere all’area dove si svolgerà il Mondiale.
Le federazioni sono preoccupate perché la variante Omicron risulta essere predominante anche in Arkansas: le squadre si stanno organizzando e non vogliono correre rischi di contagio, per tanto - a prescindere dalle direttive emanate dall’UCI, che sono sicuramente meno rigide di quelle applicate al Mondiale dello scorso anno . hanno emanato dei rigidi protocolli interni.
Molte nazionali hanno già iniziato ad effettuare dei tamponi e li ripeteranno regolarmente fino alla partenza per Fayetteville. Inoltre verranno create delle bolle di sicurezza, che serviranno a ridurre ulteriormente il rischio di contagio. I corridori non si esporranno a rischi inutili e per tutta la loro permanenza negli Stati Uniti, oltre al distanziamento e alle norme igieniche con utilizzo di disinfettanti alcolici, continueranno a utilizzare mascherine FFP2 anche all’aperto.
Per quanto riguarda i tamponi, anche se non richiesti, molte nazionali continueranno a monitore atleti e personale e ad isolare eventuali positivi. Il rischio maggiore rimane il caso di un positivo, che non potrebbe far rientro nel proprio Paese.
Riguardo ad una possibile quarantena a Fayetteville, anche questa è una delle ipotesi che sia il team olandese che belga hanno preso in considerazione, spiegando di essere pronti a qualunque tipo di scenario. Una quarantena fatta a fine gennaio sarebbe sicuramente un problema importante per chiunque, ma lo sarebbe ancora di più per corridori che puntano ad essere protagonisti anche nella stagione su strada.
Il problema ovviamente non sarebbe solo la quarantena, ma va detto che il Covid ha comunque un impatto sull’organismo umano e di conseguenza contrarre la malattia a fine gennaio inevitabilmente rovinerebbe la prima parte di stagione per qualunque corridore.
Il Mondiale si correrà il 30 gennaio e le prime Classiche in Belgio inizieranno esattamente 27 giorni dopo. Il rischio di un contagio e la quarantena potrebbero essere i motivi che hanno spinto Van Aert a non gareggiare alla prova iridata: il campione della Jumbo-Visma a inizio gennaio aveva detto di puntare alla vittoria di una Classica Monumento, comunicando la sua partecipazione alla Omloop Het Nieuwsblad il 26 febbraio e poi alla Sanremo.
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