La storia d’amore tra Marco Villa e la pista durada oltre trenta anni. Da dilettante prima, poi all'esordio nel professionismo icon i colori di Amore e Vita Beretta nel ’94, scoperto e lanciato dal più grande talent scout del ciclismo italiano Ivano Fanini, al suo primo mondiale vinto nel ’95 in coppia con Silvio Martinello nell'Americana a Bogotà fino ai trionfi iridati al Velodromo di Roubaix da c.t. azzurro che gli hanno consentito di vincere per il secondo anno consecutivo l'Oscar tuttoBICI quale miglior tecnico italiano.
Taciturno di carattere, Villa è un tecnico che puntatutto sul lavoro e lo fa a testa bassa con il massimo impegno, con tutte le energie, tenendo unito il gruppo al quale trasmette le sueesperienze aiutandolo a centrare gli obiettivi.
L'Italia è tornata grazie a lui a rivincere, 24 anni dopo l'ultima volta, il campionato del mondo nell'Inseguimento a squadre battendo in finale la Francia grazie al fantastico quartetto formato da Ganna, Milan, Consonni e Bertazzo che ha sostituito Lamon rispetto all'oro olimpico di Tokyo 2020.
Un c.t. la cui maturazione parte da lontano, dagli esordi professionistici come corridore quando pochi lo conoscevano e Fanini gli diede fiducia ed è proprio con il dirigente lucchese che raggiunse la maturazione psico-fisica.
Fra i ricordi del passato Villa ne conserva uno in particolare, quando in una gara in linea in Germania superò allo sprint i grandi campioni di allora.
«Ho vinto molto poco su strada - dice il c.t. azzurro - ma rimane per me indimenticabile quello ottenuto nell'ottava tappa al "Coca Cola Trophy" in Germania nel luglio 1994, anno del mio esordio nel professionismo con i colori di Amore e Vita. Zabel preparava la volata, io scattai prendendolo in contropiede e vinsi davanti al tedesco Josef Holzmann e allo svizzero Urs Freuler. Certi nomi non si possono dimenticare».
Riguardo al ciclismo pedalato, ha qualche rimpianto?
«Sono soddisfatto della mia carriera. Sono stato professionista 12 anni e grazie ad Amore e Vita ho potuto partecipare due volte al Giro d'Italia e vincere tanto a livello mondiale in pista. Su strada, anche quando Fanini mi diede la possibilità di correre senza vincoli, negli sprint non riuscivo a fare di più di qualche piazzamento. Però sono riuscito a ritagliarmi uno spazio importante in pista nelle specialità per le quali ero maggiormente tagliato”.
Ha mantenuto contatti con Fanini?
«Ci sentiamo tutte le settimane. Mi manda messaggi costantemente e questo mi fa piacere perchè non è invasivo ed appena posso gli rispondo. È bello che vecchi dirigenti o anche semplici sportivi mi dimostrino affetto anche a distanza di tanto tempo da eventuali rapporti di lavoro. Dopo Roubaix, appena tornato a casa nel mio paese di Montodine ho partecipato ad una cena con tanti amici allestita in piazza all'aperto. È stato molto bello e non credevo intervenissero così in tanti. E testimonianze di affetto le ho ricevute anche dal mio paese di origine, Abbiategrasso».
Qual è il segreto dei successi ottenuti alle Olimpiadi e ai mondiali?
«Non ci sono segreti. Cerco sempre di portare le mie esperienze e il mio metodo di allenamento: mi sento spesso con i ragazzi ed il nostro colloquio è a 360 gradi, parlo anche con i loro preparatori e procuratori. Rispetto molto le loro società di appartenenza perchè sono queste che pagano i ciclisti e non dobbiamo mai dimenticarlo».
Quanto credeva nel successo di Elia Viviani nella gara ad eliminazione?
«Tanto. Sa una decina di anni è tra i pistard più forti al mondo nell'Omnium, specialità nella quale anche a Roubaix è andato a podio. La gara ad Eliminazione gli è congeniale e lo ha dimostrato alla grande».
Da un mese le è stato affidato anche il settore femminile...
«Me lo hanno proposto il consiglio federale ed il presidente Cordiano Dagnoni e ho accettato, anche se a questo punto raddoppiano gli impegni. Il ciclismo femminile è in continua evoluzione, quanto a me penso di utilizzare lo stesso metodo che ha portato risultati in campo maschile».
In cosa consiste la differenza di preparazione tra maschi e femmine?
«La donna ovviamente ha meno forza fisica ed è qui che deve lavorare in maniera differenziata. La minor potenza deve essere colmata da una superiore agilità rispetto al maschio».
Doppio impegno per Villa, ma anche doppia possibilità di puntare ai vertici mondiali senza dimenticare le origini e quei giorni importanti a Lucca e l’amicizia che dura tuttora con Ivano Fanini.
da La Gazzetta di Lucca