In bicicletta si può viaggiare a testa bassa e menare o a testa alta e cantare. In bicicletta si può viaggiare a tanti chilometri all’ora o a tante emozioni al minuto, a tanti watt al secondo o a tanti ricordi a vita. In bicicletta si può viaggiare per raccontare con gli occhi o con il cuore, con la tastiera di un computer o con le corde di una chitarra, con carta e penna o con la go pro. In bicicletta si può viaggiare per scattare o per staccare, per attaccare o per riattaccare, per cominciare o per collegare, per godersi la solitudine o il gruppo. In bicicletta si può viaggiare portandosi la tenda e il sacco a pelo o il bagaglio della propria esistenza.
Andrea Satta è uno che va, che si muove, che si sposta, che si ispira e a suo modo si allena, e che poi, almeno una volta l’anno, viaggia in bicicletta. Lo fa in gruppo: moglie e figli, la band (i Tetes de Bois), altri musicisti, e poi amici – giornalisti e scrittori, medici come lui (pediatra), ambientalisti e artisti, viandanti e gitanti -, chi c’è c’è, spesso l’invito arriva attraverso un messaggio, anche un solo giorno prima della partenza, bisogna saper cogliere l’attimo, oltre che la bici, al resto (allenamento compreso) si provvede strada facendo. Perché quel viaggio in bicicletta costituisce, rappresenta e sarà ricordato come una storia, una strada, un tragitto, un pezzo, una parte, una tappa della nostra esistenza pedalata insieme. E non c’è – lo sapete già - come pedalare insieme.
“Transumanza dei Tre Mari” (Tirreno, Jonio e Adriatico) non sfugge alle regole delle guide: le tappe sono radiografate tra partenza e arrivo, lunghezza e dislivello, quote e difficoltà, informazioni e consigli. Ma poi c’è molto, c’è altro, c’è molto altro di più. Incontri e appuntamenti, sensazioni ed emozioni, nonché esplorazioni e scoperte, dialoghi e poesie, filosofie ed elogi, incursioni nei taccuini e nei display, nei controdiari elettrici e nelle ciclofficine mobili dei compagni. Come in un album musicale, in cui tutti giocano e suonano, in cui tutti accompagnano e seguono, e in cui arriva, prima o poi, per tutti, il momento dell’assolo. Anche una sola battuta. Anche un solo soffio. Anche un solo accordo. Anche una sola nota. Anche una sola pedalata.
Da Fiumicello Santa Venere (Basilicata, Mar Tirreno, due metri di altitudine) a Mola di Bari (Puglia, Mar Adriatico, cinque metri di altitudine) lungo un percorso di 453 chilometri e un dislivello di 7569 metri, la Cima Coppi sul Colle Ruggio (Basilicata, massiccio del Pollino, 1628 metri di altitudine). “Transumanza dei Tre Mari” (dei Merangoli Editrice, 190 pagine, 16 euro) descrive la tecnica nell’affrontare le discese in bici e la tecnica nel raccogliere i fichi con le mani, svela la bellezza di San Paolo Albanese con i suoi 250 abitanti, le sue centinaia di pecore e capre e i suoi milioni di ginestre, traduce i versi che Albino Pierro dedicò al quartiere arabo – la Rabatana – della sua Tursi (“E quando si fa notte c’è un fruscio / di vento che si nasconde nei fossi / e sveglia il cuculo e ci fa nascere / un mare d’erba”) e si schiera, come fa per Rivello (“E’ vicino alle montagne e vicino al mare”, “E’ un paese che ha geometrie medievali”, “E poi la gente del posto è buona, come è buona l’aria ed è buono il cibo”, “Queste zone non hanno avuto amministratori geniali, ma la colpa principale sta nella stupidità delle persone. Le persone non sanno scegliere i luoghi. Non li sanno guardare”).
Satta è un artista a due ruote: canzoni ispirate alla bici, concerti funzionanti a pedali, racconti di Giri d’Italia e altre corse, incontri con corridori e altri cantori, quel video con Margherita Hack che interpreta Alfonsina Strada, il precedente libro “I riciclisti” (Ediciclo, del 2009) e questo “Transumanza dei Tre Mari”, il recente progetto “StraVaganti” da Roma ad Arcevia in un matrimonio fra moltissima bici e pochissimo treno, l’unico al mondo capace di cantare il “Bartali” di Paolo Conte tappandosi il naso come se mettesse la sordina alla cornetta. Così, se una sera vi appare un whatsapp con l’invito a unirsi al suo gruppo per pedalare dal delta alla sorgente del Danubio o sul Grande raccordo anulare (occhio: Satta va controcorrente), non perdete l’occasione e la mattina dopo presentatevi al pronti-via. Scoprirete un mondo, anche interiore.
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