Dario è un “suiveur”. Un seguace. Ma nel gergo del ciclismo, “suiveur” è molto, moltissimo di più. Perché è sportivo e appassionato, sostenitore e accompagnatore, fedele e discepolo se non missionario, è uno della parrocchia e della famiglia, è uno che segue e insegue, è uno che per le corse perde i giorni, e per i corridori dà l’anima.
Dario il “suiveur” assiste un ragazzino caduto dalla bicicletta. Lo aiuta a rialzarsi, gli pulisce la ferita, gli sorregge la bici, gli sistema la catena. E scopre che la bici ha un telaio Masi e il cambio Campagnolo. E siccome il ragazzino, e poi anche i suoi compagni, non sanno, comincia a raccontare.
Racconta la storia di Faliero Masi, che aprì una bottega dentro il velodromo Vigorelli a Milano, e di Tullio Campagnolo, che respinto da una salita troppo dura inventò un nuovo sistema per passare da un rapporto all’altro nello stesso lato della ruota, racconta anche di Ernesto Colnago e della sua ricerca della leggerezza, anzi, della perfezione, e di quei due americani – Gary Fisher e Tom Ritchey – e delle loro bici con le ruote larghe e i copertoni artigliati
Poi, complice anche una giornata di tempo incerto, Dario il “suiveur” racconta le storie di Carlo Galetti il tipografo e di Ottavio Bottecchia l’eroe, dei campioni ma anche dei gregari, ovviamente di Gino Bartali e Fausto Coppi, fino a Eddy Merckx, quel belga che aveva così fame di vittorie da non lasciare neanche le briciole ai suoi avversari. E i ragazzini, lì, ad ascoltare, a bocca aperta
Tiziano Fulgi ha scritto “Bici con le ali” (Albatros, 74 pagine, 12,50 euro), un libro di biciclette e ciclismo, storie e avventure, valori e traguardi, per i ragazzi. Perché attraverso queste storie e queste avventure si può apprezzare ancora di più la bicicletta: “Questa macchina è straordinaria, praticamente è la stessa da quasi duecento anni, ma ha ancora un grande, grandissimo futuro”. Fulgi ne è convinto e convincente: “Noi avremo sempre più bisogno di usare la bicicletta, non solo per passione, ma per conservare sempre meglio l’ambiente che ci circonda, soprattutto nelle città”. E alla sua platea, quella nel libro e quella che lo leggerà: “Voi che siete giovani dovete trovare il modo per diffondere sempre più l’uso della bicicletta se volete bene a voi stessi e sperare che la natura continui a essere nostra amica”.
Quando l’estate finisce, i ragazzini tornano a scuola. In bici. “Due farfalle volteggiano intorno alle bici, si fermano ora sopra una, ora sopra un’altra. Le bici sembrano felici di quella presenza, è come se volessero avere le ali per giocare con le farfalle”. Le hanno.
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