Il 1946 in Italia è l’anno della Rinascita, della speranza e della voglia di credere nel futuro. La Guerra è finita da un anno, la fame e l’oppressione dovevano essere cancellate dalla mente e per questo la gente era tornata a cercare le cose belle, come le gite la domenica, le partite di calcio e le corse di ciclismo. Il popolo italiano finalmente era libero e voleva velocemente ritrovare la propria identità, il sorriso e quella serenità che per tanti anni aveva dovuto nascondere.
Il 1946 è un anno speciale perché tornano le corse di ciclismo e la prima ad affacciarsi, in quell’Italia che vuole ripartire, è la Milano-Sanremo. Sarà poi il turno del Giro d’Italia e di tutte le altre corse, per arrivare al gran finale, quello dell’ultima corsa dell’anno, quando la gente vuole vedere ancora un campione, quello che a Milano, taglierà per primo il traguardo del Giro di Lombardia.
Quella mattina del 27 ottobre 1946, l’autunno è arrivato e a Milano un cielo grigio e un’aria umida con foschia accolgono i 129 ciclisti. Quel giorno dovranno percorrere231 km prima di rientrare a Milano. Al via c’è Gino Bartali, ma anche Fausto Coppi che a marzo aveva conquistato la Milano-Sanremo. Bartali dopo Varese cade e perde terreno e poi sarà costretto al ritiro. A Como la battaglia si accende a colpi di pedale, con scatti e attacchi e in mezzo c’è anche Fausto Coppi. Il Campionissimo non troverà collaborazione in gruppo, tutti sanno che è lui il corridore che potrebbe vincere e così attacca di nuovo e questa volta lo sa sulla Valbrona.
Sul Ghisallo, simbolo della corsa, l’Airone si mette davanti, demolendo i suoi avversari con un ritmo forsennato. Coppi in cima al Ghisallo è rimasto da solo, ma in discesa viene ripreso da Casola e Motta. Questa volta c’è l’accordo e i tre viaggiano regolari verso Milano, saranno loro a giocarsi la vittoria. Coppi però è il Campionissimo e a 5 km dall’ingresso al Vigorelli attacca nuovamente perché sa che sul traguardo deve arrivare da solo. Fausto ha da poco compiuto 27 anni e quello è il suo primo Giro di Lombardia. Entra da solo nel velodromo Vigorelli e alle sue spalle, staccato di 40", arriverà Luigi Casola seguito da uno stremato Michele Motta. Quel giorno al Vigorelli i corridori che taglieranno il traguardo saranno solo 53.
Il campione piemontese per altre quattro volte è salito sul gradino più alto del Lombardia, facendo segnare un record di vittorie che ancora oggi rimane imbattuto. L’anno dopo si corre il 26 ottobre e ancora una volta partenza e arrivo saranno da Milano, ma sempre viaggiando verso Como e Bergamo. Quella mattina nel capoluogo lombardo piove tanto e fa freddo, ma i corridori non hanno pensieri e da subito animano la corsa. Dopo il rifornimento di Asso, Coppi prende in mano la situazione e decide di andare a riprendere il gruppetto di fuggitivi con Cottur, Leoni, Teisseire, De Santi, Feruglio, Bresci, Seghezzi, Camellini e Maggini, che rischia di prendere troppo vantaggio. Ancora una volta sul lungolago ci sarà il forcing di Coppi che, arrivato sul Ghisallo, impone la sua legge agli avversari. In cima al Ghisallo il Campionissimo ha 2'15" su Bartali, 2'45 su De Zan, 3'15" su Magni. Sarà ancora lui a tagliare per primo il traguardo, dopo una fuga di 70 km. Alle sue spalle Gino Bartali arriverà con un ritardo di oltre 5 minuti, insieme a De Zan. Anche quel giorno saranno solo 53 i corridori che arriveranno a Milano.
Nel 1948 Coppi non avrebbe dovuto esserci perché squalificato ad agosto per gli spintoni con Bartali al Mondiale di Valkenburg. I due rivali vennero provvidenzialmente reintegrati ma solo Coppi prese parte all’ultima Classica Monumento dell’anno. L’Airone allora è al via della corsa il 24 ottobre e sul Ghisallo ancora una volta spicca il suo volo. Quel giorno viene scritto un nuovo record sugli 8,8 km di salita e Coppi impiega 25’30” per arrivare sulla cima, abbassando il precedente record di 1’43”. Questa è la terza vittoria consecutiva di Coppi, con una fuga solitaria di 84 km: al traguardo ha un vantaggio di 4’45" su Adolfo Leoni, mentre Bobet finisce a 6’59", Kubler e Schotte a 8’17".
L’anno successivo sarà la quarta vittoria del piemontese, in un anno che lo vede entrare per sempre nella leggenda del ciclismo. Prima di arrivare a quel Giro di Lombardia, il Campionissimo vince anche il Giro d’Italia e il Tour de France nello stesso anno, primo nella storia a firmare l'impresa. Anche questa volta Coppi vince da solo, precedendo di 2’52” lo svizzero Ferbi Kluber e l’italiano Nedo Logli, seguito da Fiorenzo Magni.
L’ultima vittoria di Coppi alla corsa lombarda arriverà qualche anno dopo, nel 1954. Stavolta sul Ghisallo non è lui ad attaccare, bensì Chiarlone, che resta da solo fino alla Madonnina, anche se alle sue spalle arriva Aldo Moser. Coppi gestisce la corsa, guida l'inseguimento e alal fine conqista allo sprint il suo quinto Giro di Lombardia, andando a chiudere davanti a Fiorenzo Magni e Mino De Rossi.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.