Se in Italia si discute delle tattiche mondiali, immaginate quanto sia alta la temperatura in Belgio. Mondiali in casa dopo 19 anni, i favori del pronostico tutti per Van Aert e alla fine un "misero" quarto posto per Jasper Stuyven.
Al centro delle polemiche, naturalmente, il ruolo del baby fenomeno Remco Evenepoel, chiamato a fare il gregario ed entrato in azione già a 180 chilometri dalla conclusione.
In una intervista concessa al quotidiano Het Laatse Nieuws il giovane Evenepoel spiega: «Venerdì sera prima del Mondiale c'è stato un incontro con tutti i corridori, ma alla fine non mi era molto chiaro cosa ci si aspettasse esattamente da me. Con quell'incertezza sono andato a dormire. Il giorno dopo sono andato da Sven Vanthourenhout (il selezionatore della nazionale, ndr) e da Serge Pauwels (altro ex prof, oggi performance coach) e ho chiesto: "Cosa vi aspettate da me in termini concreti?" Ho anche detto chiaramente che pensavo che potrei essere in grado di vincere la gara in un certo scenario. "Ho una possibilità o no?" ho chiesto. "No", è stata la risposta. A quel punto era tutto chiaro, ma ho detto a Vanthourenhout: "Questa è un'occasione mancata, per diversi ragazzi».
E ancora: «Le tattiche sono state rispettate: 'dovevamo correre tutti per Wout con Stuyven come leader in alternativa. Io ho dovuto fare lo il gregario, il mio compito era non lasciare che corridori pericolosi andassero in fuga. Ho girato l'interruttore e mi sono rassegnato a fare quel compito. Sono un professionista e se mi fosse richiesto lo fareianche alla Deceuninck Quick Step. Se Julian Alaphilippe sarà capitano per il Giro di Lombardia, per esempio, nessun problema a lavorare per lui».
Critiche feroci contro la gestione tattica del mondiale da parte della nazionale belga sono state espresse tra gli altri anche da Dirk De Wolf («Remco è stato 'maltrattato' ai Mondiali, c'erano altri corridori belgi che dovevano lavorare al posto suo»), Adrie van der Poel (Al Belgio serviva un regista in corsa, un uomo come Gilbert sarebbe stato prezioso») e Iljo Keisse («Remco ha dovuto lavorare prima e poi anche quando sono rimasti al comando in 17, in pratica ha tirato da solo per 25 chilometri. Nel momento in cui sarebbe servito, lo avevano già spremuto»).