Era sceso il silenzio sulle atlete afgane, un silenzio dettato da ragioni di sicurezza perché, con le frontiere chiuse, la loro vita e quella delle loro famiglie era in pericolo. Il rischio maggiore in queste settimane è stato per le atlete che appartengono agli Hazara, una popolazione sterminata durante gli anni dei vari regimi talebani e molte di loro sono cicliste che vivono nella regione del Bamyan.
Quella che si sta svolgendo in questi giorni in Afganistan è il più grande esodo di atleti di un solo Paese che ci sia mai stata nella storia dello sport. Ci sono le ragazze del calcio, quelle del basket, dell’arrampicata, della palla a mano, del cricket, ma anche il taekwondo e le sciatrici. Poi ci sono loro, le ragazze del ciclismo, più di 200 giovani tra i 15 e i 30 anni, che con coraggio hanno pedalato negli ultimi anni nelle loro 7 provincie. Hanno partecipato a competizioni e in questi due anni molte di loro hanno sollevato coppe e si sono messe al collo medaglie dopo aver tagliato il traguardo. Sono state diverse le gare di ciclismo su strada e mountain bike che dal 2019 hanno visto le donne protagoniste. Sono le ragazze che per rivendicare il loro diritto di libertà, hanno deciso di correre con una bici per andare lontano e sentire il vento che accarezza i loro capelli.
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