Fabio Jakobsen è finalmente tornato e sul traguardo della quarta tappa della Vuelta si è preso la vittoria più bella. Ha sconfitto le paure andando più veloce degli altri e mentre tagliava il traguardo a Molina de Aragon il suo cuore è tornato a battere forte. “È un sogno che si avvera - ha detto l’olandese della Deceuninck-Quick Step -, voglio ringraziare la mia famiglia e la squadra, che per me è come una famiglia, perché se oggi sono qui è per merito loro”.
La Deceuninck questa tappa la voleva per Jakobsen e da subito hanno controllato la corsa: in questo modo il team belga era pronto per giocarsi il finale. “Questa è la vittoria più bella della mia carriera e voglio veramente ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questo. È stato un percorso lungo iniziato lo scorso anno e oggi ho vinto una tappa di un grande giro”.
Jakobsen il 5 agosto dello scorso anno era rimasto vittima di un grave incidente, durante la volata della prima tappa del Tour di Polonia. L’olandese era caduto contro le transenne ad altissima velocità, spinto da Dylan Groenewegen e per molto tempo è stato ricoverato in ospedale. Il rientro alle gare non è stato semplice, ma Jakobsen è stato determinato e la sua squadra lo ha sempre supportato. Cadere e ripartire non è stato facile e tutti si chiedevano, se l’olandese sarebbe stato in grado di essere ancora forte in una volata. Oggi dubbi non ci sono e lo sprinter della Deceuninck è tornato ad essere il più veloce.
“Come sempre quando ci sono finali come questi si crea confusione, ma io avevo due compagni vicino a me. Sento che dopo questa vittoria il mio ritorno è completo e il mio corpo e la mia mente hanno completato il recupero. Dopo quello che è successo l’anno scorso, finalmente il cerchio si è chiuso e io mi sento benissimo”.
Jakobsen con la vittoria di oggi ha conquistato anche la maglia verde della classifica a punti, un risultato in più che spinge ora il velocista a continuare a far bene. “Questa è una maglia importante e sono orgoglioso di indossarla. Cercherò di difenderla e tenerla il più possibile sulle mie spalle”.
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