Caro Direttore,
la Letteratura, quella con la L maiuscola, è per sempre. Semmai a qualcuno dicesse ancora qualcosa, tale Alessandro Manzoni nel suo libriccino I PROMESSI SPOSI coniò un simpatico termine, emblematico ed insieme enigmatico: meglio a dire, una frase, "...QUEL GUAZZABUGLIO DEL CUORE UMANO...". Mi pare quanto mai d'attualità, per una serie di motivi che, a chi vuole davvero bene al Ciclismo e ai suoi migliori Interpreti, non possono che suscitare dei pensieri. Se buoni o invece cattivi non sta a me dirlo. Ho la mia opinione, e la tengo per me.
Le cinque paroline appena menzionate avevano riguardo al tenebroso intrigo di una giovinetta, tale Gertude, passata alle cronache come "La monaca di Monza". Questa frase, collocata nell'attuale contesto "politico-ciclistico" che vede in rotta di collisione la Presidenza Federale con l'attuale C.T. Davide Cassani (tuttora nel pieno, e aggiungo legittimo, esercizio delle sue funzioni), vale soprattutto per un uomo, una persona perbene e unanimemente stimata e benvoluta che, da atleta e corridore professionista, credo abbia pur significato qualcosa per il nostro Ciclismo: Gianni Bugno.
Qualche anima bella, e ovviamente immacolata, ne ha sbandierato il nome come quello del prossimo, parrebbe imminente, Commissario Tecnico in luogo del tanto vituperato Davide da Solarolo. Credo che nessuno s'abbia ad offendere se, anziché "sbandierato", reputo più consono dire "sputato" il nome: rende meglio l'idea, forse, di come il sottoscritto abbia inteso quanto riportato da pur autorevoli cronache giornalistiche. Avendo il privilegio - sì, proprio così, e ne sono onorato - di essere amico di Gianni, per mera benevolenza debbo qualificare come una panzana la notizia che un nuovo C.T. possa essere proprio quel Bugno di Monza. Che non fosse proprio un monaco è cosa risaputa, ma che avesse nell'anticamera del cervello di prendere addirittura il posto di Davide Cassani è una di quelle boutade da avanspettacolo di pessima fattura. Il C.T., quello romagnolo ancora pienamente in sella, avrà le proprie buone ragioni da far valere, a tempo debito e nelle sedi adeguate, che non sono certo i palcoscenici mediatici ma le stanze e gli Uffici federali.
Gianni Bugno, per quanto si sappia, sta bene dov'è, senza alcuna mira di prendere il timone della bagnarola a cui si è negli ultimi anni - ed aggiungo purtroppo - ridotto quel che era un tempo il poderoso vascello del Ciclismo Professionistico Italiano. E' una semplice presa d'atto, Dio mi fulmini se intendo mai denigrare o svilire il quotidiano lavoro e i sacrifici che si sobbarcano tutti gli uomini e le donne che fanno della disciplina ciclistica la loro vita. Certo che Gianni Bugno non guasterebbe per il nostro amato sport, e tutto il movimento ciclistico: magari, poi, potesse nascerne un altro! Ma questo è solo un auspicio ed una pia illusione. La realtà è sotto gli occhi di tutti. Basta volerla vedere, e non solo guardare.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi