Fino a qualche anno fa lavorava in una fabbrica che surgelava il pesce e oggi Jonas Vingegaard si prpara a salire sul secondo gragindo del podio finale del Tour de France. “Se qualcuno 3 o 4 anni fa, mi avesse detto che sarei arrivato secondo al Tour de France, probabilmente non gli avrei creduto”.
I sogni si realizzano e le cose belle accadono e il danese Vingegaard, domani sarà sul podio finale della Grande Boucle. “Ho dovuto faticare tanto per diventare un professionista. La mattina all’alba andavo in fabbrica e poi il pomeriggio facevo 4 o 5 ore di allenamento. Penso che sia stata la mia resistenza alla fatica a permettermi di arrivare dove sono adesso”.
In questo Tour il ragazzo della Jumbo-Visma è diventato capitano ma i piani non erano questi. “Sono stato chiamato per aiutare Roglic e Van Aert. Poi Roglic è stato costretto a ritirarsi e per noi è stato un dramma. In questo Tour abbiamo perso molti uomini e ci siamo dovuti reinventare e abbiamo iniziato a vincere tappe”.
Vingegaard non aveva compreso subito quali potevano essere le sue capacità e solo sul Mont Ventoux ha capito che poteva lottare per la classifica generale. “Quando sono arrivato sul Ventoux e abbiamo fatto quel meraviglioso gioco di squadra, ho capito che potevo fare qualcosa in questa corsa. Quel giorno ho iniziato a credere in me stesso”. Il prossimo anno la Grande Boucle partirà dalla Danimarca e Vingegaard vorrebbe essere tra i corridori che partiranno da Copenaghen.
“Non so se avrò ancora la possibilità di avere i gradi da capitano. Mi piacerebbe, penso di aver dimostrato qualcosa in questo Tour. Il prossimo anno la corsa partirà dalla mia terra, la Danimarca, e per me sarebbe un onore essere al via quel giorno”. Il secondo posto al Tour non ha cambiato il giovane della Jumbo-Visma e quando qualcuno gli chiede "come ti senti dopo questo risultato?" lui serenamente risponde: “Io sono Jonas, lo stesso Jonas di sempre”.