Scusa direttore se rubo qualche centimetro al tuo palinsesto, ma il telespettatore che è in me proprio non ce la fa a stare zitto.
Va così. Pogacar risponde agli attacchi – diciamolo: valorosi, però vagamente patetici – di Carapaz, e poi con irrisoria facilità va a prendersi la tappa grazie a un semplice scatto, che gli vale la foto ricordo in maglia gialla, sulle vette dei Pirenei.
Morale: io, sempre più incantato da questo ragazzino, trovo che non gli manchi davvero niente, neppure il temperamento e l'orgoglio per non vivere tranquillamente di rendita, ma persino per andare a vincere le tappe più belle.
Evidentemente però sono un cretino qualsiasi. Uno che non vede bene. Uno che si fa abbagliare dall'apparenza. Loro, quelli che ci vedono bene, quelli che la sanno lunga, dalla postazione Rai chiudono il collegamento spiegando quale sia invece la reale verità. De Luca: “Ha vinto, ma non ha dimostrato la superiorità che gli conosciamo...”. E l'altro, il suo sodale, quel Garzelli che di giri ne ha corsi e dunque dovrebbe essere un vangelo, figuriamoci se se la sente una volta di contraddire la verità ufficiale del parastato. Confermato, sì, Pogacar vince ma non convince. E via con le solite premonizioni: domani tappone, può succedere di tutto, la stanchezza si fa sentire, eccetera eccetera.
E pazienza se dopo una settimana Pogacar aveva già sepolto il Tour. E pazienza se il secondo è ormai a sei minuti. E pazienza se lo aspetta ancora una cronometro. E pazienza se nonostante tutto questo ha ancora voglia di andare a vincere le tappe. Pazienza, serve tanta pazienza. Soprattutto per starli a sentire, questi inviati Rai a spese nostre, pagati con il gettito fiscale.
Poi naturalmente hanno ragione loro perchè magari domani Pogacar va a ramengo e si becca il quarto d'ora. Magari. Nel caso però io mi mangio un telaio, scelgano loro se in alluminio o in carbonio. Mi dicano però cosa si mangiano loro se Pogacar arriva a Parigi con 10' di vantaggio. Loro che la sanno lunga, loro che ci vedono bene.