Il Tour della cadute ha coinvolto ieri uno dei suoi attori principali, Primož Roglič, che a 10 km dal traguardo è finito rovinosamente a terra. Fin da subito c’è stata preoccupazione, perché i segni sul corpo dello sloveno erano molto evidenti e si vedeva che aveva colpito il fianco sinistro e la spalla destra, e lamentava mal di schiena. P
rimož ha portato a termine la sua corsa con un ritardo di 1’21” da Merlier e in classifica generale è a 1’35” da Van der Poel. Finita la corsa c’era molta apprensione per lo sloveno e la squadra temeva un possibile ritiro. Il corridore è stato portato in ospedale, dove è stato sottoposto a radiografie e ad una Tac, che hanno escluso fratture.
Primož Roglič già ieri sera ha voluto tranquillizzare tutti, confermando di essere alla partenza di oggi: « Non c'è niente di rotto. Finché sarò in gara, lotterò». Lo sloveno è arrivato al traguardo con maglia e pantaloncino strappati e molto dolorante e le sue parole riguardo la caduta sono state lapidarie. « Nessun corridore merita di cadere dopo tanto lavoro, c’è stato un contatto con Colbrelli e le strade erano strette e per questo sono finito a terra. Continuerò il mio Tour - ha ribadito il capitano della Jumbo-Visma -, finché ci sarà la gara, combatterò». Queste sono state le parole dell’Aquila dello Zasavje, che più che mai ora è determinato. Vuole riprendersi presto Roglič e recuperare il tempo perso nella classifica generale.
Notizie non confortanti sono arrivate ieri sera dal dirigente della Jumbo-Visma Merijn Zeeman, che ha definito la giornata “nera come la pece”. Zeeman prima del rientro dei suoi uomini dall’ospedale, era quasi certo che lo sloveno fosse fuori dal Tour. Il pullman del team olandese è rientrato in tarda serata in hotel e a bordo c’erano Gesink, che all'inizio della tappa era caduto con Geraint Thomas, Roglic e Steven Kruijswijk al quale hanno dovuto mettere dei punti ad una mano. «Fortunatamente, sono ancora tutto intero, anche se sono aperto dappertutto. Non è stata la giornata migliore per la squadra. Quello che penso di tutto questo: è stato uno schifo quello che è successo».
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