Difficile trovare due sport tanto distanti quanto il ciclismo e il basket. Eppure, c’è un trait d’union interessante che risponde al nome di Matteo Marchi. Imolese classe 1982, Matteo è un conosciutissimo fotografo nell’ambito della palla a spicchi, in particolare in NBA dove ha fatto il boom negli ultimi 4 anni, ma che si è saputo far apprezzare anche in altri sport, compreso il ciclismo, dove è stato recentemente il fotografo ufficiale del Giro d’Italia U23 insieme al suo mentore Marco Isola.
Proprio con Isola ha cominciato la sua carriera nel 2003, ha lasciato i villaggi turistici in cui faceva l’animatore e ha iniziato mettendo a posto i negativi. Da lì è stato un lento crescendo di foto ed esperienze che lo hanno portato a collaborare con la International Basketball Federation, scattando foto della Serie A italiana, l’Eurolega, Europei, Mondiali e perfino due Olimpiadi, Londra 2012 e Rio 2016.
A quel punto, però, per un amante del basket, manca la ciliegina sulla torta: l’NBA. «Ho fatto le valigie e sono partito per New York, senza di fatto avere nulla in mano – racconta Matteo -. Ho cominciato facendo piccoli servizi fotografici in qualsiasi ambito per mantenermi, e nel mentre mi accreditavo come freelance per le partite di NBA, senza ovviamente guadagnare nulla. Ho cominciato a farmi notare, le mie foto piacevano e anche sui social il seguito era più che buono (@matteomarchiph su Instagram, ndr)». Alla fine, la grande chiamata: «Ho cominciato a lavorare per i New York Knicks e il Madison Square Garden. Un'esperienza pazzesca».
La favola è durata quattro anni, poi la pandemia gli ha tarpato le ali, costringendolo a tornare in Italia: «Ho sperato fino all'ultimo che mi richiamassero, ma per i problemi legati alla pandemia non è stato così. Non avevo neppure disdetto l'appartamento a New York per il rischio di non trovarne più un altro. Ho buttato al vento migliaia di euro per nulla».
Marchi non si è però perso d’animo, è tornato a collaborare col maestro Isola e con la International Basketball Federation, ha riaccolto la Formula 1 a Imola e ha approfondito ulteriormente la fotografia nel ciclismo. «Avevo sempre fatto il Giro delle Pesche Nettarine e il ciclismo è stato sempre nel mio cuore. Ultimamente ho avuto la fortuna di fare diverse gare, grazie ad una collaborazione con RCS e ultimo il Giro U23. Dal punto di vista tecnico, è uno sport difficilissimo da immortalare, ci sono tantissime variabili e incognite, molto più che nel basket, ma dall'altro lato sa regalare emozioni enormi. Personalmente, ammiro molto Jered Gruber, ha uno stile inconfondibile, artistico. Mi piace, quando possibile, andare oltre le semplici foto di partenza e arrivo».
Quindi meglio fotografare il basket o il ciclismo? Matteo, che da buon romagnolo ha sempre la battuta pronta e non perde mai l’occasione per farsi una risata in compagnia, ha il suo pensiero: «Il basket è come la moglie/marito, ti è sempre fedele e ce l'hai sempre. Il ciclismo è come l'amante, lo vedi più raramente ma è sempre un'avventura intensa».
(in copertina alcuni scatti di Matteo Marchi al Giro U23)
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