Nella tappa corsa col braccino, non resta che tenersi strette sostanzialmente due cose. La prima è che anche le andature lumacone hanno dopo tutto i loro pregi, primo fra tutti comprimere quella roba che chiamano ancora “Processo” (ma ha idea, questa brava gente del parastato, che cosa sia un processo?) in un tempo finalmente sopportabile, un quarto d'ora e vai con la sigla, mai una puntata tanto agile e snella, versione tascabile, da borsetta, meno peso per tutti e via andare.
Decisamente molto più significativa la seconda cosa, che proverei a sintetizzare così: Caleb Ewan va iscritto a pieno titolo nel registro del Giro Vip. Accanto ai Bernal e agli Evenepoel, cioè nella ristretta cerchia della categoria cinque stelle superior, che qui al Giro 2021 temevamo per noi proibita.
Dell'australiano tascabile di Sidney io conservo indelebile il numero sul vialone di Cattolica, non un numero di cellulare, ma quel numero di alta classe e altissima acrobazia che ben prima di vincere gli consente di restare in piedi e poi di rimontare comunque, uscendo chissà come da un probabilissimo fracasso sul filo dei 70 orari (eventualmente rivedersi al Var il momento del capolavoro). Chi segue bene le volate sa di cosa parlo. Parlo essenzialmente di un autentico prodigio, da sprinter maestoso.
Per sua fortuna non ha bisogno di rischiare la vita e poi di salvarsela per bene arrivando a Termoli. Non ha bisogno di spendere nemmeno le stesse energie e di fare la stessa fatica. Qui la sua vittoria è costruita a tavolino (coi compagni), disegnata col compasso, calcolata al computer, quindi conclusa con facilità irrisoria, quel tanto che basta per collocare lui nel Rotary e lasciare a umiliante distanza il resto della concorrenza. Per quanto sia piccolo di dimensioni (ufficialmente 1,67, ma l'impressione è che si sia fatto misurare con i tacchi), per quanto sia così poco atletico, appare in questi esercizi di abilità acrobatica, nei finali complicati, un gigante tra i nani. Certo a noi italiani fa piacere ritrovare Cimolai subito dopo, bravo Cimolai, ma è la differenza di valore che risalta più di qualunque altra questione: se a Cattolica resta indelebile il numero per restare in piedi e in corsa, a Termoli abbaglia la facilità con cui rimonta Gaviria e stacca il resto del gruppo. Per poi venirci a dire che non è neppure al massimo, perchè quest'anno deve fare con gradualità, avendo nella zucca l'idea – il sogno - di vincere in tutti e tre i grandi Giri (già farli gli rende onore, anzi due onori o tre). Cosa significa, che anche a mezzo servizio è troppo forte lui, oppure che è troppo gracile la concorrenza?
Io lascio la risposta proprio alla concorrenza. Per l'occasione, mi basta rilevare come ancora una volta emerga nitidamente ciò che si intende per grande corridore: un tizio che non conta le vittorie col pallottoliere, non solo, ma soprattutto le pesa. C'è chi come Ewan vince a questo modo le tappe nei grandi Giri, e c'è chi apre la ruota del pavone per le sue venti, trenta, quaranta vittorie, sorvolando sul fatto che arrivino tutte dalla Malesia, dalla Turchia e dalla coppa del nonno.
Parlando di sprint, il Giro insegna qualcosa di fondamentale anche a Termoli: ci sono gli Ewan, poi vengono gli altri. Questione di levatura. Ma per diventare Ewan, come diceva quel direttore sportivo, bisogna usare meno la lingua e più le gambe. Io aggiungerei anche la testa.