Ricorre oggi il centenario della nascita di Lorenzo Fanini, uno dei pionieri del ciclismo lucchese, colui che dette il via nel 1948 all'epopea Fanini, costituendo la prima squadra. Un piccolo uomo - perchè basso di statura - che faceva il meccanico ed il costruttore di biciclette a Segromigno in Piano. Erano i tempi in cui Gino Bartali conquistava il suo secondo Tour de France, quel Gino Bartali che 36 anni dopo diverrà il primo direttore tecnico del Team Fanini all'esordio nel professionismo, con D.S Piero Pieroni.
Dal matrimonio con Livia Guidi, nacquero Pietro, Michele, Brunello e Ivano, quattro fratelli e quattro alleati nel sostenere il ciclismo. Da ragazzi hanno corso tutti ma nell'albero genetico della famiglia per attendere il campione si dovette aspettare la nascita di Michela, figlia di Brunello, che diventò una delle più forti cicliste mondiali vincendo in due anni il titolo italiano, il Giro d'Italia e diverse tappe al Tour prima di morire precocemente a 21 anni a causa di un incidente stradale. Il suo nome continua a vivere in diverse vie e piazze a lei intitolate.
LA SFIDA TRA "SGUGHI" e IVANO FANINI. Si era creata verso la fine degli anni 40 una rivalità ciclistica tra Porcari e Segromigno. Ad accenderla furono Ugo Del Carlo soprannominato "Sgughi" rappresentante della squadra ciclistica di Porcari e Ivano Fanini, fratello di Lorenzo e zio dell'attuale patron di Amore e Vita. Ivano Fanini correva allora per la Virtus Lucca, successivamente trasformata nel nome in Ciclistica Lucchese. I due rivali vincevano ovunque, tanto da far nascere una storica rivalità tra paesi. Per stabilire chi era il più forte fu organizzata una crono-sfida fra i due. La partenza fissata a Prato e, per l'occasione fu bloccato il traffico nell'autostrada Firenze Mare, percorsa dai due ciclisti con 15 minuti di distanza l'uno dall'altro. Il tracciato prevedeva poi l'uscita al casello di Lucca per poi proseguire dal Monte Quiesa fino al traguardo di Viareggio. Vinse Sgughi grazie ad un fisico più possente. Una straordinaria e lacerante sfida che suscitò forte emozioni, molto sentita anche dai contadini che scommisero sull'esito persino le vacche, il bene più prezioso che disponevano. Da lì a poco tempo Ivano Fanini si trasferì a fare il commerciante e a dirigere squadre ciclistiche in Argentina. Ma quel clamore portò Lorenzo Fanini a fondare la prima squadra dilettantistica con sede a Segromigno.
L'INGRESSO IN SOCIETA' DI LUIGI DELLA MAGGIORA. Lorenzo Fanini aveva due fratelli: Ivano, emigrato come detto in Argentina, e Rosetta. Negli anni 50 Luigi Della Maggiora, marito di Rosetta, fu contagiato dalla passione ciclistica. "Come potevo fare diversamente - dice- dal momento che la storica sede si trova di fronte alla mia abitazione? La mia curiosità fu forte ed entrai nel mondo delle due ruote. Sono stato per anni anche presidente. Abbiamo organizzato tantissime corse ed anche, grazie alle capacità di Ivano Fanini (figlio di Lorenzo), un circuito per professionisti vinto da Gianni Motta, allora rivale di Gimondi per il quale tifavo. Poi verso il 1973 cedetti il passo a Ivano, rimanendo segretario assieme a Piero Pasquini. Lorenzo era una persona estrosa, un vero appassionato di ciclismo".
Morto all'età di 83 anni, Lorenzo Fanini riuscì a trasmettere la sua passione ai quattro figli, che hanno contribuito a far diventare il marchio ciclistico fra i più conosciuti a livello nazionale.
LA TESTIMONIANZA DI PIETRO FANINI. “Mio padre - sottolinea Pietro Fanini, il maggiore dei fratelli - mi portava a seguire le corse in moto e i divertivo molto. Avevo sette anni quando sulla circonvallazione di Lucca verso Porta Santa Maria cademmo scivolando sullo sterrato. Risalimmo in sella incuranti delle leggere escoriazioni riportate. Da allora provai a fare il ciclista ma l'esperienza durò poco. Di noi fratelli coloro che vincevano spesso erano Ivano e Michele (quest'ultimo scomparso a novembre del 2019 a causa di un improvviso malore ndr). Io fondai la nostra prima squadra femminile dove hanno corso anche mia moglie Rosanna e Maria Pia, la moglie di Ivano, prima che Brunello desse vita alla Fanini Sprint poi diventata Michela Fanini in memoria di mia nipote. Attualmente abbiamo una squadra femminile seniores gestita da mio nipote Manuel. La passione per il ciclismo l'ha trasmessa a tutti noi mio padre Lorenzo. Anche mio figlio Nicola ha corso e vinto tanto nelle categorie giovanili. Fu un dispiacere per me quando smise di correre perchè speravo di poterlo seguire ancora per tanti anni. Ricordo il primo successo in assoluto delle nostre squadre: lo ottenemmo vincendo la Coppa Adriana con il quartetto formato da Nutini, Carrara, Paoletti e Nottolini arrivando con gli stessi al secondo posto nazionale».
BRUNELLO FANINI: "MIO PADRE SI ESALTAVA AI SUCCESSI DI MICHELA". Per tanti anni Brunello Fanini ha gestito una squadra di ciclismo femminile che aveva come captana sua figlia Michela. "Quando nacqui mio padre mi chiamò Brunello, perchè il nome gli ricordava Giovanni Brunero. Infatti il mio soprannome è sempre stato Brunero. Papà Lorenzo era un uomo tranquillo che si entusiasmava alle vittorie dei suoi ragazzi. Michela gli dette tante soddisfazioni, andava orgoglioso di lei: una sua nipote era riuscita ad entrare nell'élite del ciclismo nazionale e internazionale. Amava il ciclismo più di ogni altra cosa e trasmise la sua passione a noi fratelli".
IVANO FANINI: "SEGUIVA ANCHE DUE-TRE CORSE AL GIORNO". Ivano Fanini, il più giovane dei quattro fratelli, ha dato nuovo impulso alla storia della società. Nel 1973 permise al garfagnino Olimpio Paolinelli in maglia Fanini di correre nelle corse professionistiche. Undici anni dopo fondò la prima squadra professionistica e dal 1984 non ha più smesso di allestire formazioni che hanno cresciuto generazioni di corridori. La sua Amore e Vita da 32 anni è sulla scena con lo stesso nome: un record di continuità che ne fa la squadra più longeva del mondo. Un talent scout che è riuscito non soltanto a scoprire e lanciare tanti campioni fra i quali i più famosi sono stati Mario Cipollini, Michele Bartoli, Rolf Sorensen e Andrea Tafi, ma ha avuto anche il merito di valorizzare le sponsorizzazioni ciclistiche nel marketing delle varie aziende.
"Ogni domenica sera in corte Fanini, dove mio padre abitava, riuniva chiunque volesse partecipare offrendo spaghetti e buccellato, il dolce tipico lucchese, perchè c'era da fasteggiare il successo di qualche atleta. Correndo in tutte le categorie le nostre squadre riportavano sempre qualche successo. La sua cadillac è un cimelio storico, conservato nel Palazzo Fanini di Segromigno assieme alla Golf cabriolet di Gino Bartali, primo direttore tecnico delle mie squadre. Ringrazierò per sempre mio padre per l'educazione che mi ha dato e per avermi trasmesso la fede cattolica con le testimonianze di Don Mario Barsantini e Don Franco Baroni. Da allievo vincevo ma non facevo la vita del corridore: ogni volta che tornavo tardi mi strappava il tesserino con molta irritazione. Lo fece per tre volte e smisi di correre. E vi rivelo che per ricordare il suo centenario verrà realizzata una stele a mezzo busto da uno scultore fiorentino."
da La Gazzetta di Lucca