Chi sarà il nuovo Tom Dumoulin? Questa è la domanda che hanno in mente non solo la KNWU, ovvero la Federazione Ciclistica dei Paesi Bassi, ma anche la Jumbo-Visma, unico team olandese del World Tour. Ieri in Olanda si è disputata l’Amstel Gold Race e ha pesato l’assenza di Tom Dumoulin, che lo scorso dicembre ha deciso di uscire dal mondo del ciclismo. Una scelta definitiva? Solo lui può saperlo, ma certamente nessuno ha dimenticato Tom e i suoi compagni di squadra così come i tifosi continuano a dimostrargli affetto e solidarietà.
Lo stesso Roglic venerdì scorso in un’intervista al quotidiano belga Nieuwsblad aveva parlato di Dumoulin: «Nelle ultime settimane sono stato spesso in contatto con Tom tramite WhatsApp. Mi ha scritto che non ha ancora deciso cosa fare. Ho risposto che non deve fare nessuna pressione su se stesso. Tom vive a due passi da Maastricht. Nei prossimi giorni, quando riuscirò a trovare del tempo vorrei passare a salutarlo».
Tom Dumoulin è un campione straordinario che, oltre al Giro d’Italia, ha vinto un Mondiale a cronometro ed è salito sul podio olimpico. Lui è il ragazzo sorridente che all’improvviso ha deciso di lasciare il ciclismo, per ritrovare se stesso.
Il Paese che alle prossime Olimpiadi di Tokyo punterà a conquistare 15 medaglie, ha deciso di non perdere i propri talenti. Quindi non solo un progetto per reclutare nuovi ragazzi, ma anche la volontà di non perdere quelli che maturano più tardi. Oggi ci stiamo abituando a vedere giovanissimi che ad appena 21 anni possono vincere un grande giro, ma esistono tutti gli altri, quelli che crescono più tardi e che rischiano di andare persi.
Con questo obiettivo è nata la collaborazione tra KNWU, Jumbo-Visma e Rabobank che, oltre a vigilare sulla crescita tra giovani di età compresa tra i 15 ei 18 anni affinchè nessun talento abbandoni prematuramente lo sport, cercherà di far crescere quei corridori che maturano più tardi, come Kruijswijk, che altrimenti rischiano di abbandonare troppo presto il ciclismo.
Il presidente della KNWU Veneberg ha sottolineato come a livello internazionale ci siano sempre più campioni giovanissimi, ma a discapito di una crescita regolare degli altri corridori.
«Sempre più spesso vediamo ragazzi che appena lasciata la categoria juniores possono già vincere il Tour - ha spiegato il numero uno del ciclismo olandese -. Adesso corridori come Tadej Pogacar ed Egan Bernal sono sempre al comando, ma dobbiamo assicurarci che talenti come Steven Kruijswijk, che migliorano di anno in anno, possano salire sul podio di un grande giro a trent'anni, quindi non possiamo rischiare che abbandonino il ciclismo».
Un progetto importante di cui è entrato a far parte anche il Comitato Olimpico olandese, che sta cercando di coinvolgere anche il Team Jumbo Visma. Iwan Spekenbrink dirigente del team si è subito dimostrato collaborativo e Merijn Zeeman, direttore sportivo della Jumbo-Visma, è d'accordo: «Attraverso questo progetto potremmo trovare nuovi talenti - ha detto il tecnico olandese -: sarebbe fantastico se venissero a correre con noi, ma questa è un'iniziativa che riguarda tutto il ciclismo olandese».
Secondo Zeeman il progetto non deve essere limitato solo al ciclismo su strada, ma esteso alla pista e alla BMX. L’Olanda vuole diventare come la Gran Bretagna e l’Australia: «Guardate British Cycling o Cycling Australia - ha continuato Zeeman -: lì sono nate collaborazioni tra il Comitato Olimpico, Federazione nazionale e Team importanti come Sky per la Gran Bretagna e in Australia il GreenEdge».
I progetti che coinvolgono le nazioni sono diversi, come la Colombia che ha deciso di creare vere e proprie scuole di ciclismo per trovare i giovani talenti da mandare poi in Europa, oppure il team Qhubeka Assos che sta facendo crescere il ciclismo in Sudafrica o ancora la Israel Cycling Academy, che ha creato un programma di sviluppo con un importante centro di ricerca in Israele, che comprende un velodromo e un centro medico altamente specializzato.
Progetti e idee in favore dello sport con fondi di investimento a lungo termine, nati per far crescere nuovi talenti e non perdere quelli che al ciclismo potrebbero ancora dare tanto.
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