Oggi 18 marzo il “Treno di Berna” compie 40 anni. Fabian Cancellara è infatti nato nel 1981 a Wohlen bei Bern, alle porte della capitale elvetica. Colui che è altresì soprannominato “Spartacus” per la potenza atletica è figlio di Donato, italiano della Basilicata, e di mamma Rosa, svizzera di Berna. Il palmares del super-passista Cancellara (186 centimetri) è formidabile fin dalle categorie giovanili. Nel 1998 vinse una gara alla Due Giorni juniores di Vertova, in Val Seriana, e poche settimane dopo s’impose nel Mondiale a cronometro di Valkenburg. Nel ’99 invece il Campionato del Mondo della cronoindividuale juniores lo conquistò a Treviso (le prove in linea si svolsero a Verona). Nel 2000 ha corso tra gli under 23 vincendo tra l’altro il Palio del Recioto e nel gennaio 2001 è passato al professionismo con maglia Mapei – Quick Step.
La carriera professionistica di Cancellara s’è conclusa nell’ottobre 2016; ha totalizzato 92 vittorie, in elevata percentuale di grandissima importanza. Nelle cronometro individuali è stato per molti anni il numero uno in assoluto. Ha vinto l’oro olimpico a Pechino 2008 e Rio de Janeiro 2016. Sempre a cronometro è stato 4 volte Campione del Mondo: a Salisburgo 2006, Stoccarda 2007, Mendrisio 2009, Melbourne 2010. Va pure considerato gran signore delle classiche, con 3 edizioni vinte della Strade Bianche, tre successi al Giro delle Fiandre, tre alla Roubaix, una Milano – Sanremo. Il suo curriculum è impreziosito da 8 successi di tappa al Tour de France e 3 alla Vuelta a Espana. Da tenere in considerazione la sua vittoria al Tour de Suisse 2009. Il Giro di Svizzera è la corsa a tappe più importante dopo Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta. In tema di cimenti a tappe, bellissima anche l’affermazione alla Tirreno – Adriatico 2008.
Il lombardo Luca Guercilena è colui che meglio di ogni altro tecnico conosce Cancellara. Luca e Roberto Damiani sono stati i primi direttori sportivi di Fabian neoprofessionista alla Mapei. E Guercilena da diesse o manager ha avuto Fabian alle proprie dipendenze in anni successivi alle squadre Leopard, RadioShack e Trek. Per molti Cancellara doveva imitare il coetaneo Pippo Pozzato, passando al professionismo alla Mapei direttamente dalla categoria juniores, saltando la under 23. “Non era possibile far debuttare Fabian tra i professionisti nel 2000, a 19 anni – precisa Guercilena, che si è occupato di Cancellara anche da commissario tecnico della Nazionale della Svizzera – poiché doveva completare gli studi e in Svizzera per legge è previsto un tirocinio. E così l’abbiamo mandato a correre una stagione da under 23 nella MG Boys che allora era un satellite Mapei”.
Cancellara è uno dei più grandi passisti della storia ma nel suo palmares manca il record dell’ora. “Ci avevamo pensato – rivela Luca – e c’è stato un anno in cui eravamo veramente intenzionati a farglielo tentare. Ma ha coinciso con l’annata in cui l’UCI ha cambiato tutti i regolamenti per tentativi di records. Fabian ha così appreso che avrebbe dovuto tentare il record utilizzando un telaio dalle linee tradizionali, simili a quelli da strada, e non dalla geometria rivoluzionata. Ha perso motivazioni e il progetto è stato accantonato anche perché ha preferito lavorare per le crono in prospettiva olimpica”. Cancellara di attività su pista nelle categorie giovanili ne aveva svolta poca o nulla del tutto, a differenza di uno come Wiggins, ad esempio.
“Tuttavia – osserva Guercilena - Fabian aveva i mezzi atletici per cimentarsi nel tentativo”. Tentativi di record su pista a parte, può avere dei rimpianti un manager che ha gestito Cancellara? “Per il corridore che è stato – continua Luca, ora manager della Trek Segafredo di Vincenzo Nibali – gli manca l’oro nella corsa in linea all’Olimpiade e nella stessa specialità la maglia iridata. All’Olimpiade su strada è arrivato secondo a Pechino 2008, a Londra 2012 volava però è caduto. Riguardo al Mondiale strada, a Mendrisio 2009 era favorito, aveva appena conquistato l’iride a cronometro, però non è riuscito a vincerlo. Non ci sono invece rimpianti legati ai Giri a tappe, anche perché è stato maglia gialla al Tour e in altre occasioni leader. Chiaramente sulle grandi salite di un Tour o una Vuelta, dato il suo peso, non poteva pedalare al ritmo dei migliori in classifica”.
Quelli di Fabian sono stati 16 anni di grande attività professionistica. E nel 2016 ha trionfato in sette competizioni compresa la Strade Bianche. “Non ha terminato la carriera in declino, è stata una scelta quella di chiudere con dei risultati ad alto livello senza attendere la fine nel dimenticatoio. Fisicamente avrebbe potuto continuare anche dopo i 35 anni. Ma si tratta di un atleta con tanta attività alle spalle e spesso con etichetta da fuoriclasse. Lui per almeno 10 anni, da fine 2006 a fine 2016, si è preso sulle spalle la responsabilità da capitano di squadre importanti, e non è poco. Smettere ancora da vincente a mio avviso è stata la scelta ideale”.
Nelle squadre Leopard e Trek il “Treno di Berna” ha avuto come diesse “in primis” anche Adriano Baffi. “La gioia più grande che Fabian mi ha regalato – esclama Baffi – è la Strade Bianche 2016. Fabian è sempre stato una persona dalle elevate qualità morali, professionista del ciclismo al 120%, consapevole di rappresentare qualcosa di grande per i suoi sponsor e i tifosi. Aveva un carisma notevole”. Il Cancellara dominatore delle classiche in linea può essere paragonato a Van Der Poel o Van Aert, i due dominatori dell’era attuale? “Appartengono a epoche diverse – sostiene Baffi - difficile fare un paragone. Di certo Van Aert assomiglia a Fabian più di Van Der Poel”.