Poteva diventare campionessa di sci da fondo, invece è una delle migliori ciclogirl italiane, soprattutto quando la strada sale. La graziosa Erica Magnaldi, 28 anni, capelli castani, illuminanti occhi verdi, gareggia nel team multinazionale Ceratizit - WNT Rotor e sa vincere nello sport e nella vita: è infatti laureata in medicina. Dopo le performances sugli sci da fondo, Erica è salita in bici grazie a mamma Lucia e soprattutto papà Fulvio, cicloamatore.
«La mia prima vittoria in bici – racconta Erica, che abita con la famiglia a Cuneo – l’ho ottenuta in una cronoscalata amatoriale. In quell’epoca andavo forte a cronometro ma in gruppo non sapevo stare, mi mancava l’esperienza. Poi la paura è sparita e ho intensificato la pratica delle gran fondo nell’intera Italia».
La piemontesina dal bello stile in bici ha bruciato le tappe: nel finale di stagione 2017 ha esordito nell’agonismo tra le elite e nell’annata successiva, oltre a vincere una tappa al Tour de Ardeche, è arrivata terza nella corsa su strada ai Giochi del Mediterraneo e ha anche indossato la maglia azzurra al Mondiale di Innsbruck. Ha debuttato da elite a 25 anni e, malgrado ciò, i suoi risultati sono migliori rispetto a quelli di atlete che hanno iniziato a gareggiare in bici sin da piccole. «Tra me e le ragazze che hanno gareggiato in tutte le categorie giovanili c’è ancora differenza tecnica di guida a loro favore. Sanno viaggiare in gruppo con disinvoltura superiore alla mia e riescono a guadagnare posizioni senza dispendio di energie. Quello tra me e loro è un gap che spero di colmare presto».
Il 2021 è iniziato bene per Erica che ha dominato e vinto il Trofeo Città di Ceriale. A fine gara una studentessa di medicina si è avvicinata alla ragazza griffata Ceratizit-Wnt facendole i complimenti. «Io studio medicina ed è faticosissimo, tu sei addirittura riuscita ad abbinare all’Università la pratica del ciclismo, sei fantastica», ha esclamato la tifosa speciale. «I complimenti di quella ragazza – ammette Erica – mi hanno lusingato. Raggiungere la laurea è stato difficile pure per me, però riconosco che studiare e basta non mi avrebbe dato soddisfazione. Meglio abbinare sport e studio. Durante gli studi universitari la mia attività ciclistica non era esasperata anche perché medicina richiedeva frequenza in aula e ospedale. Dopo il conseguimento della laurea il ciclismo per me è diventato vera professione».
Dottoressa Magnaldi, lei alla Strade Bianche è stata una delle migliori italiane: soddisfatta?
«Per tutte noi è stata la prima gara World Tour del 2021, dura e importante per rompere il ghiaccio. Ha dislivello complessivo elevato ma il percorso è costellato di salite brevi, da affrontare più di potenza che di passo, quindi non adattissimo a me. E’ una gara in cui è fondamentale occupare le prime posizioni nella fase clou della gara. Invece ero leggermente indietro e ciò mi ha tagliato fuori dalla lotta per il risultato importante».
La vittoria di Ceriale e la prestazione sugli sterrati senesi dimostrano che il suo inizio di stagione 2021 è più esplosivo rispetto a quelli del passato.
«Nelle mie prime annate da elite non avevo la possibilità di allenarmi bene d’inverno. Ho provato a passare l’intero inverno in ospedale per il tirocinio previsto pre-laurea di medicina. L’anno scorso non c’è stato un normale inizio di stagione causa lockdown e annullamenti di gare. Invece nell’inverno 2020-21 mi sono preparata bene e con la Ceratizit-Wnt sono stata un mese a Gran Canaria. Pedalare alle Canarie ha dato i suoi frutti, anche perché contemporaneamente nel Cuneese nevicava».
Tra pochi giorni ci sarà il Trofeo Binda a Cittiglio. Lei nel 2019 è arrivata decima, nel gruppetto della Vos vincitrice.
«La mia speranza è di fare una bella corsa a Cittiglio come nel 2019. Il percorso è molto impegnativo e rispetto alle Strade Bianche mi piace di più. C’è ad esempio la salita di Orino da affrontare più volte, di lunghezza maggiore a quelle di Siena. Il “Binda” è meno imprevedibile della Strade Bianche, come gara la conosco meglio e spero di affrontarla più pronta e agguerrita».
Per trasformare l’ultimo assalto all’erta di Orino nel trampolino della vittoria?
«Non sarà facile: quest’anno il livello delle mie avversarie è altissimo. Elisa Longo Borghini sta dimostrando di essere fortissima e tante straniere vanno già molto forte. Questo è un inizio anno scoppiettante, quasi come se la stagione 2020 fosse proseguita senza stop invernale. Tutte hanno voluto dare il massimo durante l’inverno nella preparazione e c’era da aspettarselo di avere tante avversarie molto in forma dalle prime gare poiché quest’anno c’è l’Olimpiade».
Il percorso dei Giochi di Tokyo è ricco di difficoltà altimetriche.
«Si addice alle mie caratteristiche ed essere convocata tra le 4 titolari sarebbe bellissimo. E’ difficile riuscirci perché in Italia siamo in molte ad andare forte. La nostra nazione nel ciclismo femminile è la seconda al mondo, preceduta solo dall’Olanda. Andare all’Olimpiade è il sogno della mia vita, e dopo Tokyo 2021 non so quando l’occasione potrebbe ripresentarsi».
La seconda tappa del Giro d’Italia femminile 2021 terminerà a Pratonevoso, montagna cuneese. Se lei indosserà la maglia rosa a Pratonevoso sarà difficile escluderla dalla Nazionale per Tokio.
«Per me sarà una grande emozione correre sulle strade di casa. E’ da quando ho iniziato a gareggiare che sogno di disputare il Giro d’Italia nel Cuneese. Sono orgogliosa di Cuneo e delle nostre valli. Riuscire a vincere o arrivare tra le prime sarebbe stupendo. Pratonevoso e in generale le salite del Monregalese rappresentano la mia palestra ciclistica».
La maglia rosa è bella da indossare anche dopo 10 giorni di gara...
«Sto coi piedi per terra. Al Giro cercherò di ottenere il massimo contro avversarie fortissime. Vivrò alla giornata in una corsa che si preannuncia molto impegnativa e non mi lamenterò mai di organizzatori che inseriscono numerose montagne nel percorso».
Magnaldi, Longo Borghini, Balsamo, Matilde Vitillo, Eleonora Gasparrini: voi piemontesi siete una Nazionale.
«Mettiamo il ciclismo prima di tutto. Ci mettiamo il cuore, è lo sport che amiamo. Per questo siamo come una Nazionale».
foto gallery di Roberto Bettini e Flaviano Ossola
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