Una breve pedalata in Maremma, una rimpatriata in amicizia resa possibile dall’amore per la bicicletta ed ecco l’occasione per incontrare Alessandro Ballan – ultimo iridato italiano a Varese 2008 e vincitore del Giro delle Fiandre l’anno procedente - e raccogliere per tuttobiciweb alcune sue considerazioni e pensieri a pochi giorni dall’inizio della sua terza stagione come voce tecnica ai microfoni di Rai Sport: «Inizierò domani dalle Strade Bianche a Siena per poi proseguire con il Gp Industria e Artigianato di Larciano, la Tirreno-Adriatico, la Sanremo e poi le Classiche in Belgio. Quella di quest’anno secondo me sarà una stagione più lineare rispetto a quella passata, a porte chiuse ma si correrà. Almeno questa è la mia speranza, in questa situazione possiamo solo navigare a vista».
Il ciclismo è in continua evoluzione: come pensi cambierà nei prossimi anni?
«Rispetto a quando correvo io è cambiato moltissimo e sinceramente spero che non cambi più perché altrimenti diventerebbe noioso. Un esempio? In questi ultimi anni è sparita la figura del finisseur, c’è molto più controllo in corsa e anche le fughe non superano i 7/8 minuti di vantaggio rispetto al gruppo. Inoltre ci sono anche molti meno scatti in salita e questo rischia di far annoiare le persone. Mi auguro che si possa tornare un po’ al ciclismo di qualche anno fa con l’obiettivo di vedere più azioni e movimento in corsa, oggi è purtroppo tutto più statico. Ripensando al mio Mondiale, in corsa c’è stato controllo fino a 80 chilometri dall’arrivo e poi ci sono stati molti scatti per cercare di fare selezione. Un Mondiale come quello di Varese al giorno d’oggi rischierebbe di essere molto più “piatto”, con tante nazionali impegnate a controllare la corsa fino a 35 chilometri dal traguardo».
E sull’uso della radio in corsa qual è il tuo pensiero?
«La radio in corsa per me è essenziale, ci sono comunicazioni che sono fondamentali. Durante le gare non si parla solo di tattica e quindi la radio ti collega a quello che succede all’esterno come ad esempio l’arrivo in un’ambulanza o una macchia d’olio sulla strada».
Siamo davanti ad un ricambio generazionale, ci sono molti giovani che si stanno mettendo in luce. C’è qualcuno che ti ha colpito più di altri?
«Ci sono parecchi giovani e purtroppo tutti quanti sono stranieri. La nostra salvezza nelle cronometro è Ganna e spero che lui possa continuare a lavorare in questa specialità. Un altro giovane promettente è Battistella, è un bel corridore, ha già vinto il Mondiale Under23 e anche la scorsa stagione è riuscito a riconfermarsi correndo un bel Campionato Italiano in appoggio a Nizzolo».
Sei l’ultimo Campione del Mondo su strada. Chi secondo te potrà riportare l’iride in Italia?
«Davide Ballerini o Alberto Bettiol».
Chi sarà secondo te l’uomo dell’anno?
«Per le prove contro il tempo credo che Ganna non abbia rivali. Su strada invece c’è molta incertezza per le corse di un giorno, mentre per i giri a tappe c’è un bel parterre di papabili vincitori come Pogacar, Bernal, Sosa e Geoghegan Hart».
Sulle nuove norme riguardo la posizione in bici in discesa cosa ne pensi? Stai dalla parte di Bugno, che è favorevole, o da quella di Froome che è molto critico?
«Io sono dalla parte dei corridori in attività e quindi di Froome. Credo che questa scelta sia stata fatta per cercare di abbassare un po’ la velocità in corsa perché ormai si va sempre più veloce - dice ridendo -. Il corridore che adotta una posizione aerodinamica lo fa perché si sente sicuro, non ho ricordi di corridori che si siano fatti male adottando queste posizioni. Penso che sia una legge imposta dall’UCI per cercare di non far emulare questa posizione ai più giovani o agli amatori. I professionisti sanno usare bene la bicicletta e sono ben consapevoli di ciò che fanno sul loro mezzo».
Tra poche settimane sarà anche vietato ai corridori di utilizzare gli avambracci come punto di appoggio sul manubrio tranne che nelle prove a cronometro. Cosa ne pensi?
«Ecco, questo lo trovo assurdo. E’ una posizione aerodinamica, che il corridore adotta quando è in testa al gruppo a tirare o durante la fuga e non crea pericolo a nessuno. Come ho detto prima il divieto di tutte queste posizioni è per evitare l’emulazione da parte di giovani o amatori, ma quando il corridore professionista adotta questa posizione invece è molto concentrato e il rischio di farsi male è pressoché nullo».
Sarà anche vietato gettare borracce ed altri rifiuti fuori dagli spazi di raccolta…
«Sono d’accordo. Ho corso tra i professionisti per dieci anni e ne ho viste davvero di tutti i colori. A volte capita che l’atleta lanci la borraccia pensando di essere in sicurezza ed invece non è così, anche perché spesso accade che le borracce vengano lanciate negli ultimi chilometri di corsa dove la velocità è più elevata e si è in tratto di percorso in cui solitamente c’è più gente e quindi il lancio diventa davvero molto pericoloso. A livello di aerodinamica invece, molti corridori pensano alla borraccia come un peso in più e quindi la buttano via credendo di essere più aerodinamici e quindi veloci ma non è così. L’ideale sarebbe svuotare la borraccia e poi rimetterla vuota nel portaborraccia, così si è più aerodinamici. Stiamo parlando di piccolezze ma che possono far la differenza in arrivi in volata e quindi in situazioni in cui la velocità è alta».
Dopo i 16 anni dell’era Di Rocco c’è Cordiano Dagnoni alla guida della Federazione Ciclistica Italiana. È iniziato così un nuovo capitolo...
«Non conosco personalmente Dagnoni ma spero di poterlo fare presto. Tutto quello che ha fatto Di Rocco in questi 16 anni è stato sicuramente molto positivo e quindi secondo me Dagnoni ha la strada spianata. E’ una grande responsabilità perché eguagliare Di Rocco dopo tutti questi anni non sarà semplicissimo. Ma sono fiducioso».