Giuseppe Lanzoni - oggi direttore sportivo dell'unica squadra World Tour italiana, la Alé BTC Ljubljana - è stato un corridore generoso, uno di quelli che in carriera hanno sempre dato tutto per la maglia. Una volta attaccata la bicicletta al chiodo, nel 1985 a soli 26 anni, ha iniziato a fare corsi per massaggiatore, ma le sue qualità come vedremo erano altre. Fece domanda per essere preso come massaggiatore a tutte le squadre professionistiche, ma una soltanto gli rispose: il Team Fanini.
«Fu Ivano - dice il tecnico imolese - a credere in me. Feci il massaggiatore per quattro anni. Ivano per me è come un fratello, senza di lui non so che piega avrebbe preso il mio futuro. La passione per il nuovo lavoro è cresciuta giorno dopo giorno e mi ha portato nel 1988 ad una promozione. Patron Fanini ed io siamo andati fuori a cena e parlando gli dissi cosa c'era di bello nella squadra, gli spiegai che legavo con tutti i corridori. Uno scambio di idee che convinse Fanini a promuovermi direttore sportivo della Pepsi Cola Fanini. Da quel momento mi si aprirono le porte verso un’avventura nuova, stimolante, inimmaginabile per me. Ho cambiato vita, ho conosciuto tanti campioni ed altri ho contribuito a farli conoscere e questo mi ha agevolato nella crescita a livello ciclistico, li posso soltanto ringraziare».
PERSONALITA’. Lanzoni è stato alle dipendenze di Ivano Fanini per 14 anni: dopo la Pepsi Cola Fanini ha diretto Amore & Vita Fanini, Amore & Vita-Galatron, Amore & Vita-Forzarcore, Amore & Vita-Giubileo e Amore & Vita-Beretta.
Una militanza da guinness dei primati. Qual è stata l'alchimia vincente?
«Con le squadre Fanini non ho soltanto insegnato ma ho avuto voglia di apprendere, perché facevo il mio lavoro con tanto entusiasmo, con la consapevolezza che a 28 anni si è troppo giovani per non capire che c'è sempre da imparare da ogni persona e da ogni situazione. Così come ho acquisito, alle dipendenze di un grande dirigente come Fanini, la capacità di relazionarmi e una personalità più equilibrata».
IL GIRO D'ITALIA. Un esordio da diesse con il botto per Lanzoni che nel 1988 alla guida della Pepsi Cola-Fanini portò al successo uno dei grandi del ciclismo internazionale degli anni Ottanta, Gibì Baronchelli, che si aggiudicò la cronoscalata del San Luca, sua ultima affermazione da professionista.
«Anche adesso - dice Lanzoni - a distanza di tanti anni, alcuni dei successi ottenuti con le squadre Fanini brillano nel ricordo degli appassionati di ciclismo che hanno sempre seguito le nostre squadre. Il primo grande successo da diesse lo ottenni con Baronchelli: è stato un onore avere avuto nella mia squadra un campione di quel livello. Io ero più giovane di lui e non avevo da insegnargli niente, ma soltanto da metterlo a suo agio. Delle decine di vittorie ottenute in quegli anni cn Fanini alcune restano indimenticabili, come quella che ottenne Giuseppe Calcaterra nel Giro dell'Appennino del ’93. L'atleta milanese indossava i colori di Amore & Vita-Galatron. Per un giovane diesse qual ero io la massima aspirazione era vincere al Giro d'Italia ed io ci sono riuscito in diverse occasioni. Nel 1996 grazie allo svedese Glenn Magnusson con Amore & Vita-Galatron mi aggiudicai la 2.a tappa da Eleusi a Lepanto facendo il bis con il danese Nicolaj Bo Larsen, primo nella 17.a tappa da Losanna a Biella. Nel 1997 con Amore & Vita-Forzarcore sempre Glenn Magnusson si aggiudicò la 13.a tappa Varazze-Cuneo e il terzo sigillo dello svedese arrivò al Giro del ’98 nella 9.a tappa, la Foggia-Vasto. Voglio ricordare anche la gioia che mi diede il varesino Gianluca Pierobon che nel 1994 si aggiudicò il cronoprologo al Giro della Svizzera imponendosi nella Yverdon-les-Bains. Un podio quasi tutto nostro visto che Alessio Di Basco si piazzò al terzo posto».
POI LE DONNE. Ne ha fatta di strada quel ragazzino che, dopo aver precocemente chiuso la carriera a livello agonistico ,cercava di guadagnarsi lo stipendio imparando a fare il massaggiatore. Grazie a Ivano Fanini, quel ragazzo emiliano, stirpe di gente che si rimbocca le maniche senza aspettare la manna dal cielo, è oggi uno dei direttori sportivi più importanti nel panorama ciclistico femminile internazionale, tanto da essere stato scelto dalla Alé BTC Ljubljana, l'unica squadra World Tour italiana presieduta da Alessia Piccolo. Nel ciclismo femminile Lanzoni c'era entrato con la Michela Fanini, presieduta da Brunello, fratello di Ivano. Un triennio per lui all'insegna di un ciclismo più semplice ma comunque non meno gratificante.
«Purtroppo il covid - dice Lanzoni - ha condizionato gli impegni e limitato gli obiettivi. Tra il 2019 e il 2020, comunque, abbiamo vinto 13 corse, fra le quali due World Tour».
Ci parlo di questa avventura al femminile.
«Lavoro in una grande squadra e sono fiero di farne parte. Devo ringraziare il Team Manager Fortunato Lacquaniti che mi ha voluto e spero di contraccambiare la fiducia portando al successo in tante corse questa squadra che, già sulla carta, è di altissimo livello».
Obiettivi per il 2021?
«Sicuramente l'Olimpiade di Tokyo, dove continao di essere presenti con quattro nostre atlete, vale a dire la spagnola Garcia, la lituana Bujak, la slovena Pintar e l'ex campionessa del mondo Bastianelli. Poi ovviamente cercheremo di far bene in tutte le gare del calendario World Tour. Con la squadra che abbiamo punteremo sempre a vincere ad ogni corsa».
da La Gazzetta di Lucca
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