Domenica scorsa a Variano di Basiliano, in provincia di Udine (il ciclocross laurea in geografia). Gran Premio Friuli Venezia Giulia (la manifestazione allestita nel paese dove è nato Daniele Pontoni, due volte mondiale della specialità: come se Castelfranco Veneto ospitasse il Giro del Veneto in onore del suo Alessandro Ballan o La California il Giro di Toscana in omaggio al suo Paolo Bettini). Prova elite (il bello è che si comincia con i piccoli, maschi e femmine, e si finisce con i grandi, femmine e maschi). Due uomini soli al comando: Gioele Bertolini e Jakob Dorigoni (i due italiani più forti).
Gioele è valtellinese: Talamona sta alla bici fuoristrada (campi o sentieri) come Jesi alla scherma e Marcianise al pugilato: un’isola felice. Jakob è altoatesino: anche Bolzano (e dintorni) ispira i ragazzi (e le ragazze) a pedalare quasi quanto a sciare, e a volte si respira la stessa sensazione di leggerezza, libertà, felicità. Gioele ha 25 anni, Jakob 22. Gioele va forte nel cross e nella mountain bike, Jakob anche su strada.
Penultimo giro. Davanti Dorigoni, dietro Bertolini. Poi Bertolini accelera, allunga, affianca Dorigoni, lo passa all’interno, e qui lo sfiora. Dorigoni perde l’equilibrio, scivola sul ghiaccio, cade per terra. Bertolini se ne accorge, non se ne approfitta ma rallenta, si ferma e aspetta Dorigoni. Dorigoni si rialza, risale in bici, ricomincia a pedalare e raggiunge Bertolini. Bertolini gli chiede scusa. Dorigoni incassa e accetta. Proseguono appaiati fino all’ultimo giro. Poi è di nuovo gara. Gara vera. E vincerà Bertolini.
E’ Alessandro Guerciotti, il patron di Dorigoni, a rivelarmelo sul comunicato-stampa pubblicato alla fine della gara: “Il mio Dorigoni e Bertolini hanno dominato la gara. A un certo punto si sono urtati e Jakob è finito a terra. Rendendosi conto che si trattava di un episodio fortuito, Bertolini ha rallentato, attendendo Dorigoni: un gesto di grande fairplay. Poi Gioele ha vinto con merito”.
“Io e Jack siamo amici – mi spiega Gioele -. Avversari in queste gare, ma già compagni di squadra e adesso compagni in nazionale, e in nazionale perfino compagni di stanza. Voglia di confrontarsi e superarsi. Ma sempre stima, rispetto, amicizia. Il contatto in corsa è stato casuale. Cose che succedono. Però mai avrei voluto vincere avvantaggiandomi su quell’incidente. Aspettare Jack per scusarmi e spiegarmi mi sembrava il minimo che potessi e dovessi fare. E l’ho fatto”.
Il ciclocross è quanto di più puro ci sia nel ciclismo. Erba o sabbia, polvere o fango, pozzanghere o ghiaccio, freddo o gelo, vento o pioggia, ma dentro questi rugbisti a due ruote splende sempre il sole. “Tant’è vero – dice Gioele – che Fabio Aru ha sentito il bisogno di tornare fra di noi, nel nostro mondo, che poi è un accampamento, più semplice e umile, più terra-terra, e ritrovare quella voglia di ridere e scherzare, in una sola parola divertirsi, indispensabile per sopportare fatica e sacrifici. E ci ha fatto sentire tutti più importanti”.
Bertolini e Dorigoni, amici come prima, anzi, più di prima, si sono già ritrovati in maglia azzurra. Domenica 24 correranno a Overijse, in Belgio, l’ultima prova della Coppa del mondo, poi sabato 30 e domenica 31 parteciperanno ai Mondiali a Ostenda, sempre in Belgio. Nel paradiso del fango, Gioele e Jakob sono due angeli con la faccia sporca.
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