Filippo Zaccanti è diventato professionista nel 2018, dopo un percorso di crescita promettente nel Team Colpack: per lui due anni alla Nippo Vini Fantini e poi l’approdo alla Bardiani CSF Faizané.
Per lo scalatore bergamasco classe 1995, la stagione migliore è stata il 2019, nonostante tanta sfortuna: prima una frattura alla mano sinistra riportata al Trofeo Laigueglia e poi una seconda, questa volta alla clavicola sinistra, durante il Giro di Sicilia. Ma al suo rientro il bergamasco è riuscito a mettersi in mostra vincendo la maglia di miglior scalatore al Tour of Japan ed ha conquistato la sua prima vittoria da professionista grazie al successo nella classifica finale del Tour of Korea, ripetendosi poi in una tappa e nella classifica finale del Tour de Hokkaido.
Da dimenticare invece, per Filippo, la stagione 2020.
«Il 2020 mi ha portato solo cose negative. Il Coronavirus mi ha colpito personalmente: tornato a casa dopo il Giro di Colombia a metà febbraio, sono stato male. Ho perso gusto e olfatto e ho avuto la febbre molto alta. Non sono riuscito però a fare il tampone viste le difficoltà che c’erano a Bergamo, una delle città più colpite dal Coronavirus. Lo scorso 18 giugno ho fatto il tampone, come da prassi, prima di andare in ritiro a Livigno con la squadra e sono risultato positivo, ma da asintomatico. Questa positività è stata per me un’agonia, visto che solo a fine luglio sono tornato negativo. Sono stato chiuso in casa per un mese e mezzo, facevo la spesa online, pedalavo un po’ sui rulli, suonavo la chitarra, leggevo e passavo il tempo sul terrazzo. Se ho riscoperto nuovi hobby? No, ho coltivato quelli vecchi ma ho sfruttat Netflix che mi ha reso più leggere molte giornate di quarantena».
E ancora: «Il vero problema non è stata la lunga quarantena in sé, ma la difficoltà nel recuperare. Sono tornato in bicicletta a fine luglio, ma ogni due/tre giorni di allenamento mi tornava la febbre ed è stato così fino a settembre. Non sapevo più dove sbattere la testa. Insieme ai tecnici della Bardiani-CSF-Faizanè alla fine abbiamo deciso di chiudere anzitempo la stagione per dedicarmi al riposo e per cercare di recuperare nel miglior modo possibile in vista del 2021. Lo scorso anno non mi sono mai sentito pienamente in forma, per assurdo il periodo in cui mi sono sentito meglio è stato il mese e mezzo di positività al Covid-19. Un anno da dimenticare che però farà parte del mio bagaglio d’esperienza. Non sono mai stato chiuso in casa per così tanto tempo e l’unica “ora d’aria” che mi era concessa serviva per andare in ospedale a fare il tampone. L’ultimo test PCR di fine luglio, con esito negativo, è stata davvero una bellissima sensazione: mi ricordo solo che volevo stare fuori casa più tempo possibile. Qual è stata la prima cosa che ho fatto? Un bel giro in bici, finalmente su strada».
Per Filippo il 2021 quindi sarà l’anno del riscatto.
«In questa stagione vorrei riconfermare i miei valori, tornare ad andare forte ed essere competitivo. Tra pochi giorni inizia ufficialmente la mia stagione con la Vuelta al Tàchira, poi a corsa conclusa volerò in Spagna per un training camp con la squadra. Speriamo che questa possa essere la stagione giusta…».
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