“Quando ero ragazzo – gli dice al telefono, prendendola alla lontana, scandendo le parole – avevo una sola grande passione”. Pausa. “La bicicletta”.
Fabrizio Bentivoglio nella parte di Franco Restivo, ministro dell’Interno, al telefono con Elio Germano nella parte di Giorgio Rosa, studente e – per così dire – imprenditore.
“Riuscivo benissimo a conciliare l’attività politica con qualche discreto piazzamento in competizioni locali di tutto rispetto – continua Bentivoglio-Restivo -. “Ma all’improvviso dovetti smettere”.
Restivo rappresenta l’Italia, Rosa difende un sogno, un’isola che c’è, l’Isola delle Rose, una piattaforma eretta sul Mar Adriatico, fuori dalle acque territoriali.
“Nel 1947 – prosegue Bentivoglio-Restivo - lasciai per sempre la bici perché tutti i giorni che Dio mandava in terra, io e altri 551 fessi dovevamo scrivere una serie di frasette numerate che avrebbero costituito le fondamenta di questa Repubblica che stava per nascere. Bisogna pensare a tutto, sai? Calcolare tutte le variabili, basta sbagliarne una perché crolli tutto”.
Una di queste infinite variabili è proprio l’Isola delle Rose. E’ un piccolo mondo libero, fuori dalle regole e dalle convenzioni, un principio di utopia e di realtà, troppo per un sistema che aveva previsto tutto, o quasi. E quell’Isola delle Rose avrebbe potuto far crollare tutto. Infatti: sorta il 1° maggio 1968, fu demolita nel febbraio 1969. Bombardata.
“L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” è il film distribuito da Netflix dal dicembre 2020. Bravi attori, grandi ascolti, severe critiche. E quella scena in cui Bentivoglio-Restivo racconta della sua antica passione ciclistica. Palermitano, del 1911, figlio di un giurista, lui stesso docente di Diritto Costituzionale, politico democristiano, tra i deputati nell’Assemblea costituente, Restivo sarebbe stato ministro dell’Agricoltura (in un governo di Aldo Moro), dell’Interno (in uno di Giovanni Leone) e della Difesa (in uno di Giulio Andreotti).
Agli inizi del Novecento il ciclismo in Sicilia era uno sport all’avanguardia: il Giro di Sicilia precedette addirittura quello d’Italia (1907 e 1909), siciliana fu la prima maglia nera del Giro d’Italia (Giuseppe Perna da Regalbuto), negli anni Trenta nascevano le bici Montante su cui avrebbe pedalato anche Andrea Camilleri (“La volata di Calò”), più tardi sarebbero emersi il catanese Mario Fazio, il messinese Giovannino Corrieri e il palermitano Nino Catalano. In Sicilia, anche nella Sicilia di Bentivoglio-Restivo, la bici era un sogno a due ruote.
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