«Non guardiamo il tempo, ma ce lo vogliamo prendere». Erica Fre, 47enne biellese, parla al plurale e la cosa può apparire singolare, ma così non è. «Dopo essere stata in casa per troppo tempo, per via di Lillo, mio marito, che è venuto a mancare qualche anno fa dopo una lunga e terribile malattia, e per via di un peso di 130 kg, mi ero chiusa veramente in me stessa. C’erano solo i miei figli: Joele di 16 anni e Samira di 18. Poi mi sono detta: qui bisogna fare qualcosa. Non posso restare chiusa in casa per tutta la vita. Non posso avere paura di me stessa e degli altri. Non devo farmi condizionare dai discorsi della gente. Non è né salutare né tantomeno giusto. C’è da riprendersi in mano la vita. Così ho ripreso da me, grazie anche a Francesca che come me condivide questo percorso. C’è da risalire una china. C’è da ritrovarsi e riappropriarsi della grande bellezza che ci circonda. C’era da riprendersi in mano la vita: così siamo partite».
Erica ha sempre amato la bicicletta, oggetto che fin da ragazzina era per lei simbolo di libertà, ma anche di emancipazione. Prima della bici però, decide di andare di corsa. Decidono - sia Erica che Francesca - di aderire al progetto “run to feel better”. Primi allenamenti e primi commenti: sia per strada che su facebook. «L’inizio non è stato facile – racconta Erica -. Già uscire di casa non è stato assolutamente semplice, ma una volta riuscite ci siamo dovute imbattere nelle battutine del tipo “ne devi percorrere di chilometri per perdere tutti quei chili…”. Ma se all’inizio è stata dura, poi abbiamo incominciato ad avere l’appoggio di altre donne e ragazze, che anche loro stavano vivendo lo stesso disagio e in noi hanno visto una possibilità, un motivo di riscatto. Timore di uscire di casa? Facciamoci vedere!».
Prima una maratona corsa in 8 ore: il suo vero re-start: «Ora però, dopo aver aderito al progetto “Beat Yesterdey” di Garmin, per la prossima estate l'obiettivo è quello di fare da Biella ad Assisi in bici, per poter raccontare alle persone che se anche la vita ci abbatte, se ci sembra di essere costantemente inadeguati, e anche se siamo fisicamente poco preparati, con impegno, fatica e la giusta guida, i sogni si possono realizzare».
Erica che di professione fa l’educatrice in un centro diurno per tossici dipendenti, adesso aspetta la sua nuova Trek Gravel “Checkpoint”. «L’ho appena vista, ma tra poco mi arriverà: è un vero e proprio gioiello - dice emozionata con gli occhi e un sorriso luccicante -. Non vedo l’ora di salirci sopra e cominciare la preparazione, che in ogni caso noi abbiamo già iniziato con allenamenti funzionali a casa e qualche breve uscita a piedi fuori. Senso di rivalsa? No, assolutamente no. Non ci interessa rispondere a chi ci ha deriso e insultato, ma fare qualcosa per noi stesse e per quelle persone che stanno vivendo o hanno vissuto questo tipo di trattamento. Noi vogliamo solo fare qualcosa per loro». Parla a plurale Erica, perché al proprio fianco avrà Francesca, ma anche Daniel Fontana come testimonial: ma non solo loro.
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