Una mail. Una mail inviata e una non letta. «Per fortuna poi quelli di Garmin mi hanno riscritto, e a quel punto ho scoperto che mi avevano scelto tra i 250 candidati a partecipare a questa nuova edizione del “Beat Yesterday”».
Lo racconta divertito Samuele Meucci, fiorentino orgoglioso di esserlo come solo i fiorentini. Trentanove anni, una compagna che lui chiama moglie «perché io nella mia testa l’ho sposata: è “mì moglie…”», spiega con la sua parlata aspirata piena di aspirazioni. «C’è da migliorarsi e da mettersi in gioco, da fare meglio di quello che ho fatto fino ad oggi, perché il mio ieri è alle spalle, ma il mio oggi è domani, momento in cui mi metterò in gioco».
Samuele viene da una famiglia in cui la bicicletta era al centro delle passioni, ma lui su quel cavallo d’acciaio non ci è mai salito, meglio un paio di scarpette e via… «Adoro il trail running – mi spiega Samuele, che a Firenze guida il tram – ; le lunghe distanze sono il mio territorio, la grande fatica è lo spazio che voglio esplorare. Alle spalle ho due Tor Des Geants completati».
Poi però c’è l’amore, che tutto muove… L’amore per la Val di Sole, luogo dove, fin da bambino, ha trascorso le vacanze estive. La passione per la montagna, la corsa a piedi e quel padre – Aldo - mancato troppo presto, come del resto la mamma, ai quali il ciclismo “garbava” parecchio. È questa la molla che lo spingerà nel 2021 a dare vita al suo progetto sportivo in solitaria, appoggiato, seguito e supportato da Garmin: «L'idea è partire da casa e percorrere la Via degli Dei fino a Bologna, per poi montare in sella alla bici (una Viner, ndr) che era di mio padre e raggiungere il Lago di Molveno. Da lì proseguirò in direzione di Pejo ancora a piedi, passando dalle Dolomiti del Brenta. Cosa pensa Stefania? (la moglie, ndr): che sono “grullo”, ma in ogni caso solo non mi lascia. Anche lei sarà al mio fianco, con Vieri e Gianluca (5 e 13 anni), i nostri bimbi. Mi seguiranno in roulotte. I miei genitori, a cui voglio dedicare la riuscita di questo progetto, mi hanno insegnato l’amore del vivere in modo semplice e autentico la montagna, e così voglio continuare a fare. Insomma, mi metto in gioco nel nome del padre, ma anche di una madre. Certo che ho il rimpianto di non aver accontentato papà prima. Non so cosa avrebbe fatto se io fossi diventato un corridore. Ha sempre detto: “di due figlioli nemmeno un corridore ciclista…”, ma cosa ci posso fare. Certe cose a comando non si fanno. Ora però sento di doverlo fare. E mi garba anche parecchio. Ho voglia. Ho la testa giusta per farlo e quest’estate, in 4/5 giorni farò questo viaggio della memoria, per ripercorrere le mie strade; le nostre strade. E lì darò spazio al pensiero».
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