“Il ghiro, miei cari, è una bestia senza fretta / non va in triciclo, figuriamoci in bicicletta”.
“Il ghiro d’Italia” è una filastrocca di Gianni Rodari, di cui nel 2020 si celebra il centenario della nascita. E la bicicletta, nella poetica di Rodari, rivela poteri magici: corre e vola, ispira e respira, gioisce e – come un cavallo alato – nitrisce. E’ compagna di scorribande, oggetto del desiderio, strumento di lavoro.
“Il ghiro d’Italia” è la prima delle dieci filastrocche di Gianni Rodari, letta da Benedetto Patruno, che la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza ha proposto per “Alla fine della città”, il progetto triennale dell’associazione Ti con Zero tra narrazione, arte e viandanze, stavolta – causa Covid-19, in versione digitale, con video e tutorial, incontri virtuali e racconti radiofonici. Grazie anche a questi podcast, la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza non è più solo cartacea (libri sulla bici, dai saggi alle biografie, dai romanzi ai manuali, dalle guide alle poesie), ma anche digitale.
Il primo anno c’è un verbo che coniuga le diverse iniziative di “Alla fine della città”: accendere. Accendere un gesto, un’idea, un’emozione, un territorio, una luce. Nel caso del ghiro d’Italia (il podcast di Gianni Rodari letto da Benedetto Patruno), accendere una registrazione.
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