La data è di quelle da ricordare: il 25 novembre del 1945, a poco più di 13 anni e mezzo, con tanto di documento “aggiustato” per raggiungere l’età consentita, Ernesto Colnago varcava i cancelli della “Gloria” e iniziava ufficialmente il suo viaggio nel mondo della bicicletta.
Arrivava da Cambiago, infagottato nel cappotto tagliato che suo zio aveva portato a casa dalla campagna di Russia, entrò come apprendista in quella fabbrica dove si costruivano ruote per le biciclette, quelle biciclette che facevano muovere un’Italia devastata da cinque anni e più di guerra.
Ernesto Colnago cominciava lì, alla periferia di Milano, 75 anni fa un’avventura che non si è ancora conclusa e che lo ha portato ad essere - a colpi di intuizioni geniali e invenzioni avveniristiche - il più famoso costruttore di biciclette del mondo.
Ha lavorato con i più grandi della storia a cominciare da quel Fiorenzo Magni che, neppure troppo convinto, decise di dare ascolto ad un ragazzo di vent’anni per risolvere un problema di dolore alle gambe e da allora volle sempre «l’Ernesto» accanto a sé. E poi Nencini, Merckx, Saronni ma l’elenco è lungo, lunghissimo e arriva fino a Pogacar, che due mesi fa ha portato il marchio (il marchio, non la bici!) Colnago per la prima volta sul tetto del Tour de France.
Lunghissimo l’elenco dei campioni, altrettanto quello delle invenzioni. Una su tutte, il carbonio. La prossima? La conosce solo lui, ma noi sappiamo dov’è: annotata sul piccolo taccuino che ha sul comodino da sempre. Perché di notte Ernesto Colnago riposa, ma intanto pensa, escogita, inventa. E al mattino crea. Da 75 anni.
Il regalo che si è fatto Colnago per questa ricorrenza? Semplice, una pagina Instagram per dialogare con gli appassionati delle due ruote: non un segno dei tempi, ma la firma di un gigante.
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