Un Giro così, segnato da ogni forma di stravaganza, non poteva che presentarsi stravagante fino all'ultimo: testa a testa alla pari nei 16 chilometri che restano. Hindley contro Geoghegan Hart, GeoEccetera contro Hindley. Con una stravaganza che secondo me è forse la più stravagante di tutte: se va in base alla logica e ai precedenti, cioè se vince Geo, finirà per portarsi a casa l'intero Giro l'unico che in questo Giro non ha mai messo la maglia rosa, nemmeno per un minuto.
Ma finirà davvero così? Senza pretese da veggente, tanto meno da mago Silvan, tutto me lo lascia pensare. Certo vale sempre una solenne verità, ben nota a chiunque: nell'ultima crono conta più quanto è rimasto nel serbatoio che la naturale predisposizione. Ma anche sotto questo profilo GeoEccetera sembra offrire garanzie.
In ogni caso, un pertugio a Hindley, che qui nelle crono del Giro ha sempre perso il duello, va lasciato socchiuso. Io glielo lascio a maggior ragione, perchè per combinazione siamo nati nella stessa città, probabilmente nello stesso ospedale. Ma anche se non fosse mio compaesano, glielo lascerei con il massimo del rispetto, perchè se lo merita.
Resta il fatto, per dire quanto sono carogna, che spero vinca GeoEccetera. Primo, perchè anche lui si merita tutto. Secondo, perchè se lo merita la sua squadra, che in questo Giro sinistrato ha dato una dimostrazione mondiale di cosa significhi essere una squadra seria. Non stiamo a ripeterci inutilmente, affatica e annoia: un estratto della storia ci ricorda che sono venuti qui tutti per Thomas, Thomas è caduto su una borraccia, dal giorno dopo non hanno fatto una piega e si sono concentrati su una seconda possibilità. Strada facendo, si ritrovano con sei tappe in tasca (domani probabilmente sette, poker per il nostro Supersonic Ganna), ma soprattutto con un altro capitano nuovo di pacca, capace di vincere a sua volta al Sestriere, ma soprattutto prossimo a portarsi via l'intero banco.
Certo a vincere è sempre uno. E meno male. Il ciclismo è e deve restare sfacciatamente individuale e individualista. Ma se sopra al talento di uno ci mettiamo il carico di un intero apparato, con gente sensata in ammiraglia, con un Dennis capace di servire il Giro al giovane collega su due vassoi d'oro massiccio nelle due tappe più dure, vedi Stelvio, vedi Sestriere, se in altre parole esiste un gruppo vero, se esistono una strategia, un disegno, una visione, diciamo pure uno stile, allora anche un Giro cominciato nel modo più disastroso può chiudersi nel modo più roseo. Rosa shocking.
Per contrappasso, valga come dimostrazione la Caporetto di Kelderman e della sua squadra. Certo si ritrovano Hindley, certo hanno vinto la battaglia dello Stelvio, ma sono prossimi a perdere la guerra. Proprio quel giorno la squadra non ha più voluto essere squadra: vedendo Kelderman andare a quel modo, ha scelto la tappa di Hindley. Ma se si guarda la classifica, si scopre che forse, magari, se avessero fermato il giovane per aiutare il capitano, a questo punto proprio Kelderman godrebbe del pronostico per il duello finale.
Niente se e niente ma, comunque. Lascio alla Sunweb le riflessioni del caso e come osservatore-degustatore mi tengo stretto il risultato concreto: per me, che non vinca Kelderman, rappresenta una grande notizia. Già il Giro ha sofferto di suo, mancava solo di ritrovarci un vincitore simile. Uno che non ha mai retto l'andatura sulle grandi montagne. Uno che a trent'anni ancora deve imparare a vincere qualcosa. Uno che dopo la vergognosa protesta di Morbegno si presenta algido e garrulo per dire che “faceva un gran freddo, grazie alla Rcs per aver preso la decisione giusta”, lui, un olandese del profondo Nord che vede il sole tre giorni all'anno, lui che scendendo dallo Stelvio a ottobre butta via la mantellina.
Non proseguo. Mi basta e avanza. Andiamo all'ultimo atto con due ragazzi che comunque vada a finire ci regaleranno un buon motivo per sorridere. L'uno o l'altro. A entrambi, già adesso, la mia personale gratitudine per averci levato dai piedi questo Kelderman, il peggiore dei vincitori possibili.