Edward Ravasi scalpita, probabilmente ancora di più di molti suoi colleghi. Ed è comprensibile, visto che a febbraio era tornato finalmente alle corse dopo aver smaltito la poco piacevole rottura del femore nell’agosto 2019, dopo una caduta alla Vuelta a Burgos, ma il suo percorso di ripresa è stato presto interrotto dalla pandemia. Così il 26enne di Comerio (Varese) della UAE Team Emirates si ritrova a contare i giorni che mancano per poter riappendere un dorsale.
Quanta voglia c’è di tornare a correre?
«Ci aspettano tre mesi a tutta, non vedo l'ora. Quest'anno ero finalmente tornato alle gare dopo la rottura del femore che mi aveva fatto perdere gli ultimi mesi del 2019, ma è stato solo un assaggio. Quindi sono veramente carico».
L’infortunio è definitivamente alle spalle?
«Avevo già appeso il dorsale quest'anno alla Valenciana e in Andalucia e non sapevo cosa mi avrebbe riservato il fisico dopo il lungo stop. Invece tutto sommato le sensazioni sono state buone, a conferma del fatto che ormai ho recuperato al 100%. Tra infortunio e Covid-19, tolte le due corse fatte a febbraio, è praticamente un anno che sono fermo. Proprio per questo credo di essere motivato come non mai».
Hai cominciato a fare carichi pesanti in allenamento?
«Da circa tre settimane ho cominciato ad alzare i ritmi, però in questi giorni starò un po' più tranquillo, visto che da sabato sarò in ritiro con parte del team a Livigno ed è previsto un blocco di lavoro importante».
Cosa aspettarsi da questi tre mesi di corse?
«Il livello generale credo che sarà davvero alto. Tutti vorranno farsi trovare al meglio e le medie saranno elevate. Penso che conterà molto anche la motivazione che ognuno di noi avrà, visto che qualcuno potrebbe essere un po' scarico dopo questi mesi di incertezza e allenamenti senza obiettivi veri».
Hai già idea di quale sarà il tuo calendario?
«Sì, avrò tanta Italia. Partirò il 3 agosto da casa mia, con il Grande Trittico Lombardo, dopodiché farò il Mont Ventoux Dénivelé Challenge, il Giro di Lombardia, il Campionato Italiano, Memorial Pantani, Trofeo Matteotti e Settimana Coppi & Bartali».
E poi il Giro d’Italia?
«Ancora non lo so. Sono nella preselezione sia per quello che per le classiche delle Ardenne che sono in contemporanea, quindi una decisione verrà presa solo una volta che la stagione sarà cominciata, in base allo stato di forma dei vari corridori. Se potessi scegliere non avrei dubbi, andrei al Giro... ».
Ci sarà spazio per un solo picco di forma?
«Con questo calendario credo che avrò il giusto spazio per recuperare, visto che nella prima parte avrò soprattutto corse di un giorno e potrò rifiatare tra un appuntamento e l'altro. Ovviamente dovrò cercare di tenere un buon livello per almeno due mesi».
Le corse di avvicinamento non saranno molte, ci saranno perlopiù i grandi appuntamenti. Avrai spazio per cercare di toglierti qualche soddisfazione personale?
«Praticamente ad ogni corsa a cui parteciperemo avremo un capitano importante che potrà giocarsi la vittoria. Le startlist saranno mediamente di livello molto alto, proprio perché il calendario è molto ristretto, quindi dovrò essere bravo, quando ne avrò l'occasione, a ritagliarmi il mio spazio».
Intanto Pogačar ha ripreso da dove aveva lasciato, vincendo il Campionato Nazionale Sloveno a crono.
«Fortissimo. Ormai si è già detto molto su di lui e non sta a me presentarlo. Ma sembra non avere limiti, migliora sempre più, e ha una grande umiltà».
Un altro giovane promettente in casa UAE è Brandon McNulty. Hai avuto modo di conoscerlo?
«Sì, ho corso con lui in Andalucia e mi ha fatto una bella impressione. Ragazzo semplice e dalle grandi potenzialità. E va forte a cronometro che è sicuramente un plus. Andrà al Giro, potrebbe essere una sorpresa visto che è una stagione particolare. In fin dei conti non è un neoprofessionista, visto che ha corso tre anni con la Rally Cycling, e poi sa come gestirsi».
Fabio Aru vive a pochi chilometri da casa tua. Vi allenate mai insieme?
«In realtà è da parecchio che non ci alleniamo insieme. Di solito esco con Alessandro Covi e l’australiano Robert Stannard, che abitano a pochi chilometri da casa mia».
Da compagno di squadra pensi che questo possa essere l’anno della rinascita per Aru?
«Mi pare di vedere che ha ritrovato una buona serenità, soprattutto grazie alla sua famiglia. Il talento ce l'ha, è un campione, quindi penso che lo rivedremo presto sui livelli di qualche anno fa».
Anche te sei tra i tanti corridori in scadenza di contratto. Ti tocca giocarti tutto in tre mesi…
«Qualche movimento c'è, ma rispetto agli altri anni in questo periodo, il mercato è ovviamente più bloccato. Io comunque sono abbastanza tranquillo e, anzi, mi dà una grossa carica in vista del rientro alle gare».
Se ti dovessimo richiamare a fine anno cosa vorresti dirci?
«Riprendere a correre è già un primo traguardo. Mi piacerebbe poi dimostrare il mio valore senza intoppi. Gli allenamenti mi dicono che sto bene, spero che le gare possano confermare questa mia sensazione».
Insomma, tra i professionisti, non abbiamo ancora visto il vero Ravasi…
«Per una serie di cose non sono stato molto fortunato fino ad ora. Nel 2018 avevo raggiunto un buon livello tra Giro del Delfinato e Adriatica Ionica Race, mentre il 2019 è stato un anno veramente nero. Però credo che proprio questo mi abbia trasmesso una nuova cattiveria. Voglio dare una svolta alla mia carriera».
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