
Nel 1949 Giovanni Gerbi aveva 64 anni, nella sua vita avventurosa ne aveva fatte e viste di tutti i colori, ma la fiamma della sua grande passione per il ciclismo non si era ancora spenta. E così, mentre Fausto Coppi si apprestava a vivere la sua annata più esaltante, che sarebbe stata illuminata dal doppio trionfo al Giro e al Tour, il "Diavolo Rosso" diede vita ad una forte squadra di dilettanti, formata da quattro giovani di belle speranze: Francesco Roberto di Montemagno (frazione Santo Stefano), Duilio Tosetto di Vaglierano, Bertino Negro del Palucco e Ugo Massocco di Alessandria. Per ricordare i quattro "diavoletti", tutti nati nel 1929 e tutti purtroppo già deceduti (l'ultimo a lasciarci è stato Negro nell'autunno dell'anno scorso) ci siamo rivolti a Gino Olivieri, che probabilmente sarebbe stato il quinto elemento della "Gerbi" se per ragioni anagrafiche (è nato nel 1931) in quella stagione non avesse ancora dovuto gareggiare tra gli Allievi, con i colori del Pedale Astigiano. "Era un quartetto formidabile - afferma l'ex-corridore, che abita a Tigliole - nel quale regnava l'armonia e dove tutti, a turno, avevano la possibilità di emergere. Il più forte dei quattro era Massocco, che tra l'altro vinse per distacco la classica Milano-Tortona. Non a caso l'alessandrino gareggiò poi per undici stagioni tra i professionisti, fino al '61, diventando l'uomo di fiducia di Ercole Baldini prima alla Legnano e poi alla Ignis".
L'amico più vero di Olivieri però era Bertino Negro. "Eravamo cresciuti insieme al Palucco - ricorda Gino con un pizzico di commozione - e fino al '48 eravamo sempre stati nella stessa squadra, anche se io ero più giovane di due anni. Lui si era laureato campione piemontese degli Allievi nel '47 vincendo la Torino-Bardonecchia, io vinsi il titolo l'anno successivo a Torino. Bertino aveva una volontà di ferro ed ha avuto la meritata soddisfazione di essere scelto dal Campionissimo nel '56 a far parte della Carpano-Coppi".
Anche gli altri due corridori della Gerbi seppero farsi valere. "Tosetto - continua Olivieri - vinse il G.P. Galup a Pinerolo, mentre Roberto, al quale da qualche anno è intitolata una bella gara per Juniores a Montemagno, era un passistone che eccelleva soprattutto su pista. Non a caso vinse il campionato italiano di mezzofondo al Vigorelli. Ma se la cavava molto bene anche su strada. Nella gara di Fossano Roberto e Tosetto staccarono tutti e giunsero primo e secondo, regalando una grandissima soddisfazione al Diavolo Rosso, che era presente".
E Olivieri? "Avevo delle buone qualità - ammette Gino - ma la verità è che non mi sono mai allenato con la dovuta determinazione. Ho comunque vinto 29 corse, alcune anche importanti. Se avessi avuto il carattere e la caparbietà di Bertino ne avrei vinte molte di più e probabilmente avrei potuto passare professionista anch'io. Invece mi piaceva correre, ma dopo la corsa andavo a ballare e a fare festa con gli amici. Ma non recrimino nulla. Sono stato per tanti anni dipendente della Provincia, ho avuto una vita serena e adesso sono ancora qui, in buona salute, a ricordare con nostalgia i vecchi compagni di gioventù".
da La Stampa - edizione di Asti - a firma Franco Bocca
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