
25 aprile 1962: va in scena il Giro del Piemonte, terza e ultima prova del campionato italiano di ciclismo. In programma 248 chilometri, con l'ascesa al Sestriere dalla Val di Susa, poi le salite della Colletta di Cumiana e del Colle Braida prima dell'arcigna erta finale del Col della Maddalena, sulla collina torinese, ormai in vista dell'arrivo, previsto sulla pista del Motovelodromo. Dopo le prime due prove, i Giri del Lazio e della Toscana, la classifica tricolore vede al comando il toscano Guido Carlesi con 35 punti, davanti al romagnolo Diego Ronchini (32) e al "Cit" torinese Nino Defilippis (31). Quest'ultimo, che già nel '60 si era laureato campione italiano, svoltosi quell'anno in prova unica (la Tre Valli Varesine), sogna di concedere il bis tricolore sulle strade di casa, nel giorno della Festa della Liberazione. Proprio alla vigilia, però, Nino è bloccato da forti dolori reumatici che mettono addirittura in forse la sua partecipazione alla sfida decisiva. Ma poi il forfeit è scongiurato.
Dopo il ritrovo al Parco Ruffini e la partenza da piazza Massaua, i 108 concorrenti procedono senza sussulti fino alle prime rampe del Sestriere, dove si mettono in luce gli scalatori Imerio Massignan e Giorgio Zancanaro, transitati nell'ordine in vetta. Poi, a ondate successive, escono dal gruppo altri elementi di spicco, ma non interessati alla lotta per il titolo, come Taccone, Battistini, Pambianco, Cribiori, Trapè, fino a formare al comando un pattuglione di 21 corridori, che poi si sgretola con il passare dei chilometri. Tra essi, anche tre compagni di squadra di Defilippis, tutti torinesi che indossano i colori bianconeri della Carpano: Angelo Conterno (che aveva vinto il Giro del Piemonte l'anno prima), Franco Balmamion e Walter Martin. Intanto, nelle retrovie, il "Cit" sembra aver dimenticato i suoi malanni: attacca sul Braida, ma Carlesi e Ronchini, sia pure con affanno, resistono. Ma sul Colle della Maddalena Nino, galvanizzato dall'incitamento dei suoi tifosi, allunga ancora e i due rivali cedono di schianto. Giacotto, il general manager della Carpano, ordina allora a Balmamion e Martin di fermarsi ad aspettare il loro capitano. "Abbiamo ubbidito senza discutere - ricorda ora Balmamion - anche se entrambi avremmo avuto le nostre buone carte da giocare a titolo personale. Un mese prima avevo vinto la Milano-Torino, allungando con Adorni proprio sul Colle della Maddalena, e Walter, che oltretutto era più veloce di me, a sua volta si era imposto nella Milano-Torino dell'anno precedente. Ma fermarci ad aspettare Nino che poteva conquistare la maglia tricolore, in quel momento, era la cosa giusta da fare. E l'abbiamo fatta senza alcuna recriminazione".
Sul cemento del Motovelodromo si impone in volata Vito Taccone davanti a Cribiori e Battistini, ma a Defilippis basta il 10° posto, a 1'16'' dal vincitore, per conquistare il suo secondo titolo italiano tra gli evviva del folto pubblico presente. Un mese e mezzo dopo Balmamion vince il suo primo Giro d'Italia, relegando sui gradini più bassi del podio Massignan e proprio lui, Defilippis. Stavolta non mancano le polemiche in casa-Carpano, ma questa è un'altra storia.
da La Stampa - edizione di Torino - a firma Franco Bocca
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