Sotto i riflettori oggi c'è Daniel Savini, giovane professionista toscano della Bardiani Csf Faizané di Bruno e Roberto Reverberi.
Daniel nasce a Reggio Emilia il 26 settembre 1997 e dal 2018, dopo sole due stagioni tra i dilettanti con la Hoppla Petroli Firenze nel 2016 e la Maltinti Lampadari nel 2017, passa professionsita. In questo momento di assoluta incertezza e visto che per Daniel questo e' un anno molto importante lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua abitazione di Massa.
Ciao Daniel come stai?
«Bene grazie, nonostante tutto quello che sta accadendo».
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Purtroppo questo non è di certo un momento felice per il movimento, ciclistico, ma in generale anche sportivo, in tutto il mondo. Questo virus ci ha completamente fermato, e ovviamente ciò comporta innumerevoli problemi che non sto nemmeno ad elencare... speriamo si risolva tutto al più presto, ma adesso la cosa che più conta è la salute».
A che età hai cominciato a correre?
«Ho iniziato all'età di 6 anni. Da quando ho memoria la bici c'era già. Tra l'altro ho un ricordo molto bello della mia prima gara, una vittoria... come dimenticare la prima?».
Come ti trovi con la Bardiani CSF Faizané?
«Molto bene! Il bello di questa squadra è che ci si sente sempre a casa, è una grande famiglia».
Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«Ce ne sarebbe più di uno e penso che se non fossi diventato un ciclista, avrei sicuramente provato con il motociclismo. Ho una grande passione per i motori, da piccolino avevo una minimoto e alle volte andavo in pista, non ero così male».
I tuoi difetti e i tuoi pregi ?
«Penso di poter unire queste due domande con una sola risposta. Mi piace prendere la vita alla leggera, con molta spensieratezza, e ovviamente questo può essere un pregio, ma anche un difetto».
Il tuo modello di corridore?
«Corridori dal quale prendo ispirazione sono tanti, il mio preferito il grande Pantani, ma anche Contador mi piace moltissimo».
Cosa leggi preferibilmente?
«Devo essere sincero, non leggo molto. Mi piacciono le biografie, in particolare quella di Zanardi, per me è un idolo».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Probabilmente cercherei di migliorare la sicurezza, anche se mi rendo conto non sia una cosa molto semplice. Il nostro è uno sport pericoloso, corriamo per strada, ogni tanto mi rendo conto che quello che facciamo non è normale, ma cerco di non pensarci, avere paura sarebbe un punto debole».
La vittoria che ricordi in maniera particolare?
«Il Liberazione di Massa, ero junior primo anno, e quel giorno non mi aspettavo di poter portare a casa la vittoria. Quella gara per noi del posto è un piccolo "mondiale", la quantità di persone per strada è paragonabile ad una gara di professionisti. Ancora sento nella testa le grida della gente all'arrivo, che quel giorno tifavano Romagnano, una sensazione indescrivibile. Quelle inaspettate sono sempre le vittorie più belle».
Da prof hai una gara che ricordi in particolare?
«Senza dubbio il Trofeo Matteotti, dove ho conquistato il mio primo podio da professionista: quel giorno avevo buone sensazioni, è stato un peccato che una caduta abbia condizionato la mia gara».
Visto che è il terzo anno da prof nonostante la tua giovanissima età, che corridore pensi di essere?
«Penso di poter diventare uno scalatore, vado bene su salite brevi, e amo la discesa.»
Piatto preferito?
L«asagne, ovviamente della mamma!».
Con l'alimentazione segui una dieta particolare?
«Si, lavoro con Erica Lombardi, bravissima dietista sportiva. In questo periodo di quarantena, grazie a lei sono addirittura riuscito a calare il mio peso».
La tua attrice o attore preferito?
«Will Smith, adoro il film "La ricerca della felicità"».
Visto che voi ciclisti girate molto, qual è il Paese che ti è piaciuto di più?
«Sono rimasto affascinato dalla bellezza degli Stati Uniti, anche se non li ho girati molto. Mi piacerebbe tornarci prima o poi».
Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«Non saprei, ma vorrei che fossero gli altri a deciderlo».
Hobby?
«Uno dei miei hobby è sicuramente il simulatore di guida. A casa sono bene attrezzato e alle volte mi diverto a sfidarmi con Robert Kubica, è un grande amico, e ci facciamo grandi risate».
La gara che vorresti vincere?
«Il mio sogno sarebbe vincere una tappa al Giro d'Italia. Per noi italiani non esiste niente di meglio».
Parteciperai al Giro, se ci sarà ad ottobre?
«Mi piacerebbe! È uno degli obbiettivi di questa stagione, e spero veramente di poter essere al via».
Quale sarà il tuo obbiettivo al rientro delle gare?
«Essere competitivo sin da subito, avremo poco tempo per poter correre, voglio sfruttarlo al meglio».
Ciao Daniel e grazie per questa bella chiacchierata.
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