Il suo ritorno ha fatto rumore, ha suscitato perplessità, ha scatenato reazioni sui social, ha sicuramente scosso l’ambiente del ciclismo di alto livello. Da qualche settimana Bjarne Riis è tornato in sella: con la sua società ha acquistato il 30% del Team NTT ed ha assunto l’incarico di team manager della formazione sudafricana.
Nel suo passato, la confessione dell’assunzione di sostante proibite in occasione de Tour de France vinto nel 1996 e la gestione manageriale di formazioni coinvolte in più di un caso clamoroso di doping. In realtà, Riis non ha mai lasciato il ciclismo, ha creato e seguito una formazione Continental e poi una femminile in Danimarca ma con la NTT si riaffaccia alla ribalta del WorldTour.
In Australia, al Tour Down Under, il suo ritorno ufficiale e oggi il primo incontro con i giornalisti presenti alla corsa australiana.
«Ho commesso degli errori in passato, non lo nego certo. Li ho confessati, mi sono scusato e vi assicuro che sono cambiato. So bene che un nuovo scandalo doping rovinerebbe il ciclismo, me e la mia famiglia. Se sbaglierò ancora, mettetemi in prigione. Le critiche per il mio ritorno? Le ho viste, sentite e lette ed è ovvio che mi facciano male perché sono un uomo, non un robot».
E ancora: «Ho chiesto scusa per i miei errori e lo farei di nuovo se fosse necessario, ma è giusto che io vada avanti. Non posso scappare dal passato, ma dal passato ho imparato molto. Quel mondo e quel modo di pensare hanno fatto molto male alla mia vita e mi hanno causato tanti problemi. Sono tornato perché la passione per il ciclismo è rimasta quella di sempre, perché stare seduto a casa sul divano a guardare le corse in televisione è stato frustrante. Credo di avere alcune abilità tattiche e penso di poterle trasmettere alla squadra. Sento di non aver ancora finito il mio percorso e di poter dare ancora molto, anche se non devo dimostrare niente a nessuno».