A 27 anni ha rotto il ghiaccio con il professionismo e adesso Matteo Badilatti si prepara ad esordire anche nel WorldTour con la sua rinnovata Israel Start-Up Nation. Lo scalatore svizzero di Poschiavo (Canton Grigioni), che ha preso in mano una bicicletta per la prima volta a 18 anni, ha vissuto un 2019 all’insegna dei lunghi viaggi: Sud America, Africa, Nord America e Asia, ha corso praticamente in ogni angolo del mondo, alla ricerca di qualche salita in cui potesse far brillare le sue qualità.
«È stata un'annata positiva, con tante esperienze nuove per me – spiega Badilatti, che è madrelingua italiano (leggi la sua storia qui), a tuttobiciweb - Sono partito abbastanza forte, calando un po' col passare dei mesi, ma nel complesso sono riuscito ad essere costante durante tutto l'anno. Non ho avuto grandi gambe nella parte centrale della stagione, vale a dire al Giro di Romandia al Giro di California. Ho girato il mondo, sono passato dalla Colombia al Ruanda, dall'Italia agli Stati Uniti e dalla Croazia alla Cina, collezionando circa 75 giorni di corsa. A fine anno devo ammettere che la fatica la sentivo tutta».
Buone prestazioni al Tour du Ruanda, chiuso terzo in generale, e poi anche al Giro di Sicilia, Adriatica Ionica Race e Giro di Croazia, l’ex corridore del Team Voralberg ha dimostrato di avere del materiale su cui lavorare: «Il 2019 è stato il mio primo anno vero e proprio da professionista e sento già di avere fatto uno step in avanti. Devo ancora migliorare tanto, anche dal punto di vista tecnico. In salita devo gestire meglio gli sforzi e in gruppo devo imparare a muovermi in maniera più opportuna, in modo da gestire meglio le energie. È vero, corro molto in coda al gruppo, propria per questa mia poca esperienza. Pensavo fosse una cosa più facile da imparare, invece dovrò lavorarci ancora molto e avere pazienza».
Anche il 2020 si aprirà all’insegna delle terre lontane, con l’esordio al Tour Colombia (11-16 febbraio) e poi la trasferta in Cina al Tour of Hainan (23 febbraio-1 marzo), ma è verosimile che il suo calendario crescerà di qualità col passare dei mesi: «Mi piacerebbe correre un Grande Giro per la prima volta in carriera, soprattutto perché penso sarebbe davvero importante per continuare nella mia crescita – continua Badilatti, che l’anno passato non è riuscito a strappare la convocazione per il Giro d’Italia, unico Grande Giro corso dalla Israel - Dovendo sceglierne uno direi la Corsa Rosa, visto quanto vivo vicino al confine. La tappa dei Laghi di Cancano sarebbe quasi in casa per me, magari avrei anche qualche tifoso lungo il percorso. Però vedremo cosa deciderà la squadra, però essere nel WorldTour e avere già la certezza di quali corse fare sarà un bel vantaggio in termini di programmazione».
A fine settembre avrà poi un Campionato del Mondo in casa, con un percorso duro come piace a lui. Inutile dire che se dovesse scegliere quale corsa fare quest’anno, la scelta ricadrebbe proprio sulla prova iridata, dopo che quest’anno ha indossato la maglia rossocrociata a Giro di Romandia, Giro di Svizzera e Tour de l’Ain: «È bello che la Nazionale mi abbia dato la possibilità di correre con loro Romandia e Giro di Svizzera. Il prossimo anno c'è il mondiale di Aigle-Martigny e non nascondo che sogno di esserci. Spero di arrivarci in buona condizione, molto dipenderà dal mio calendario di corse. Siamo stati in ricognizione e il percorso mi piace, però la concorrenza sarà molta, ci sono tanti atleti svizzeri che contano di esserci. Poi adesso abbiamo anche Enrico Gasparotto con noi...».