Martino Dal Santo, il signor Faizanè, non lascia il ciclismo. Non raddoppia, come diceva un vecchio claim, ma sicuramente continua a credere nel mondo delle due ruote e lo fa con l’orgoglio di chi è profondamente innamorato di questo sport. In passato ha sponsorizzato anche il Vicenza Calcio e altre attività sul territorio, ma spiega che la bici gli ha regalato un’altra dimensione aziendale, una notorietà internazionale, anche se il suo mercato, quello dei prodotti tecnoplastici, è al momento di carattere nazionale.
L’azienda (fondata dai genitori), che guida con i fratelli Maurizio e Gabriella, festeggia i 50 anni di attività e lui è decisamente felice di accogliere la nuova formazione Bardiani CSF Faizanè nel futuristico quartier generale di Zanè per un brindisi prenatalizio.
La stagione 2020 deve ancora partire ma Dal Santo sembra già avere le idee chiare e il polso della situazione. «E’ stato un ottimo inizio. Ho avuto la fortuna di fare il Giro di Lombardia 2019 in ammiraglia e prendere così contatto con la formazione di Bruno e Roberto Reverberi. Ci siamo seduti confrontandoci sui vari temi. Anch’io ho avanzato le mie proposte che sono state accettate. Un esempio? Beh basta guardare la divisa, completamente nuova. Ci voleva un segno importante di cambiamento».
Sembra essere rimasto molto colpito dal primo impatto.
«Sì è vero, c’è tanta organizzazione. Mi sembra di essere in una formazione World Tour. Se penso al fatto che da tempo i mezzi sono pronti con le nuove livree… ero abituato a prima, quando arrivavamo sempre last second. Certo ora serviranno anche i risultati per dare continuità, come ha già detto Bruno, e per tenere alto il morale».
Cosa vuole uno sponsor dal mondo del ciclismo?
«Sponsorizzare non vuol dire solo avere pubblicità. Io mi aspetto anche di attivare delle sinergie positive a livello aziendale. Per ora è prematuro parlarne, ma ritengo che già all’interno del network del nostro team ci siano delle condizioni per sviluppare qualcosa in tal senso. I presupposti sono di qualità. Speriamo di riuscire anche in quell’ambito. Posso dire che al momento l’abbinamento è positivo».
Facendo un passo indietro, sembra amareggiato dalla precedente esperienza.
«E’ vero, ne sono uscito amareggiato. Si poteva andare avanti con quel progetto in cui, con alcune persone, si era creato quasi un legame di famiglia. In pratica tutti gli sponsor hanno proseguito appoggiando altre formazioni e allora perché non continuare assieme?».
Ci sono state anche soddisfazioni…
«Certo, la vittoria di Damiano Cima al Giro rimane qualcosa di unico. Ero sul traguardo ad assistere a quella volata. Si vede che ho portato fortuna. Avevamo un buon gruppo, anche se qualcuno non ha reso secondo le aspettative».
Ha voluto fortemente portare con sé anche una parte dello staff.
«E’ vero, con noi sono venuti dei personaggi che ritengo validi, come i DS Mario Manzoni e Alessandro Donati, i massaggiatori Filippo Ruffilli e Andrea Palini, l’addetto stampa Luca Barioglio e il dottor Paolo Barro. Fosse stato per me avrei portato anche qualcun altro».
Torniamo al futuro. L’invito al Giro è in cima alla lista dei vostri desideri.
«Partecipare alla corsa rosa è come essere alle Olimpiadi. Con la rinuncia della Total Direct Energie speriamo di esserci pure noi. Nel 2019 sicuramente l’Androni ha fatto meglio di tutti, ma il nostro obiettivo per la prossima stagione è quello di superarli e quindi di diventare la miglior squadra Professional d’Italia».
Per crescere avete agito sul mercato.
«Abbiamo aggiunto degli innesti come Matteo Pelucchi e Marco Benfatto che dovrebbero garantire alcune vittorie. Inoltre ci sono atleti che conosco bene per averli seguiti in passato come Giovanni Lonardi e Yuri Filosi. Mi auguro che Giovanni Carboni possa fare un passo verso la maturazione. Inoltre si potrebbe aggiungere ancora qualcosa. Io spero in un corridore vicentino, ma stiamo a vedere».
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