Buongiorno direttore,
a seguito degli articoli di stampa usciti nelle ultime ore in merito alla mancata concretizzazione della squadra UCI Professional Epowers Factory Team, mi sento in diritto e dovere di fare alcune precisazioni.
Sulla scia dell'entusiasmo della vittoria del Giro-E da parte della Epowers Factory Team corso con biciclette a pedalata assistita, il governo ungherese ha espresso interesse e desiderio di formare una squadra UCI Professional ed in tal senso si è impegnato formalmente facendomi pervenire una lettera d'incarico ufficiale (nella foto, ndr,) per formare la squadra Epowers Factory Team Professional e mettere in piedi l'apparato tecnico.
Trattandosi di un progetto governativo, quindi garantito dallo stato ungherese, ho iniziato a lavorare in tal senso, mettendo insieme un pool di corridori di buon livello, compreso il navigato Rebellin, ed uno staff tecnico capace di ben figurare a livello internazionale.
Contemporaneamente, l'amministratore delegato della società, iniziava ad effettuare i primi pagamenti per iniziare la procedura di registrazione della squadra presso la UCI. A questo punto, si è ottenuta dalla UCI l'autorizzazione a procedere alla firma dei contratti dei corridori.
Mentre le settimane passavano e si avvicinava la data ultima di presentazione della documentazione completata con le garanzie bancarie e coperture del progetto, ho cercato di avere dai vertici governativi ungheresi, le rassicurazioni del caso affinchè tutto stesse procedendo nella direzione giusta ma, non ottenendo risposte chiare ed esaurienti, mi sono sentito moralmente in dovere di mettere al corrente della situazione tutti i membri della squadra con una mail augurandomi allo stesso tempo che, chi di dovere, a livello governativo, potesse arrivare in tempo a sbloccare la situazione e completare la procedura di registrazione fornendo le coperture richieste che in quel momento ancora non c'erano.
Le aspettative, ma soprattutto le promesse e gli impegni sono stati disattesi dal governo ungherese e questo è un fatto gravissimo tenendo conto che uomini di governo, ricoprenti funzioni istituzionali si siano esposti facendosi promotori di un progetto, creando speranze nelle persone coinvolte, e invece di portarlo a compimento, lo hanno miseramente fatto fallire buttando letteralmente in mezzo alla strada una squadra mai nata ma di fatto già esistente. Oggi ci sono 50 persone senza lavoro, molte di loro senza la prospettiva di trovarne un altro.
Il Governo ungherese ha dato prova di leggerezza, di incompetenza, di avventatezza e sotto questo aspetto è colpevole senza ombra di dubbio dello scompiglio che hanno creato.
Qualcuno dovrebbe dire a questi burocrati, senza paura di essere smentito che, sotto questo punto di vista, sono solo degli improvvisati, dei dilettanti che, anzichè dare corpo al loro intendo di promuovere il turismo in Ungheria con la bicicletta come mezzo di comunicazione, hanno gettato discredito alla loro credibilità gettando un'ombra molto lunga sulla partenza dei Giro d'Italia da Budapest, dove, proprio il governo ungherese voleva una squadra di casa alla partenza.
Non è esente dalle responsabilità di questo fallimento nemmeno la UCI che dovrebbe introdurre regole di procedura di registrazione dei team molto severe con dei paletti invalicabili a garanzia dei corridori e dello staff tecnico. La UCI non può limitarsi accettare dei soldi al primo step di registrazione e poi dare semaforo verde alla firma dei contratti senza avere delle garanzie economiche solide per la continuazione della procedura di registrazione. Se non ci sono le condizioni minime garantite, la registrazione non va avanti e dopo un lasso di tempo breve, brevissimo di attesa di regolarizzazione deve scattare il semaforo rosso. Non si può attendere la metà dicembre quando tutti hanno già trovato ingaggi e la nuova stagione agonistica è alle porte.
La UCI non può lavarsi le mani e girarsi dall'altra parte quando si verificano casi come questi. Deve farsi carico della tutela dei corridori e di tutta la gente che ci lavora intorno per evitare che gente avventata o in malafede, possa creare dei danni mostruosi come nel caso della Epowers Factory Team. Bisogna fermare sul nascere questa gente piena solo di parole che getta fumo negli occhi, impedendo loro da subito ogni possibilità di danneggiare dei lavoratori, mettendo delle sanzioni anche pesanti nei loro confronti.
A questo punto mi chiedo anche se la Federazione Ciclistica Italiana abbia voglia di iniziare a tutelare gli interessi economici dei corridori e di chi lavora nell'ambiente schierandosi veramente dalla loro parte sgomberando il campo dalle azioni avventate che non sostenono il movimento ciclistico, già in sofferenza, ma lo aiutano ad affossarsi sempre di più.
Come Manager di una squadra pronta che non partirà mai, come tecnico che insieme a dei collaboratori validissimi ha messo insieme un team di tutto rispetto, come Sandro Lerici, ex corridore e DS, persona comune e leale nei confronti di queste persone che hanno creduto in questo bel progetto, sono devastato nel vedere che tutto è andato in pezzi e che nessuno, nessuno, alla fine della storia, pagherà per il disastro che è successo.