La sua positività - ovviamente anonima, visto che M.C. ha solo 15 anni - riscontrata al termine di una corsa aveva creato naturalmente scalpore. Anche perché l’asettico cominicato di NadoItalia parlava genericamente di steroide anabolizzante.
La sua assoluzione, decretata oggi dal Tribunale Nazionale Antidoping, è destinata a crearne molto di più, di scalpore. Ed il perché è semplice: è la prima volta che un ciclista (ma è meglio dire un atleta tout court) risultato positivo e che in sede processuale aveva ammesso l’utilizzo della sostanza in questione, viene assolto per incosapevolezza.
Come è stato possibile arrivare ad una sentenza comunque storica? Decisivo è stato il lavoro dell’avvocato Celestino Salami, difensore del ragazzo, che ha ricostruito passo per passo la vicenda spingendo in tribunale ad una sentenza per totale inconsapevolezza.
In breve, un anno fa la mamma del ragazzo si è ustionata con il ferro da stiro, è andata in farmacia a chiedere consiglio e le è stato suggerito il Trofodermin, unica pomata che contiene il Clostebol, vale adire la sostanza incriminata e rilevata nelle urine del ragazzo.
Sulla scatola del medicinale appare chiaramente il bollino rosso che segnala il prodotto dopante, ma la mamma ha gettato la confezione (il simbolo c'è comunque anche sul tubetto, come mostra la foto pubblicata...). E quando nel luglio scorso il suo ragazzo è stato vittima di una brutta caduta, ha utilizzato la pomata per lenire le abrasioni, senza più pensare ai rischi di positività.
M.C. non scorderà più in vita sua il suo primo controllo antidoping e nemmeno il processo che ha portato ad una sentenza destinata a far discutere e afre giurisprudenza: per capirne la portata - e anche per sapere se la Procura federale, che aveva chiesto un anno di squalifica, deciderà di presentare ricorso - bisognerà ovviamente attendere le motivazioni scritte. E quindi ci sarà tempo per riparlarne.