’Quando salgo in bici, ritorno bambino’, confessa Davide Cassani mentre l’affollata sala di Campagnola Emilia in cui si celebrano i vent’anni del Team Sculazzo sprofonda in uno di quei silenzi ricchi di significati che soltanto il grande Martini sapeva generare. Già, l’Alfredo, ‘il mio maestro di vita’, ribadisce Cassani rivelando che ‘avrei tanto desiderato che lui mi vedesse sull’ammiraglia che era stata sua: purtroppo, se n’è andato un mese prima’.
Eppure di sogni con la bici l’attuale ct azzurro ne ha realizzati tanti: in sella prima, poi al microfono della Rai, adesso alla guida della Nazionale che per lui da sempre è qualcosa di speciale. ‘La mia corsa è il mondiale: lo era da corridore, perché ci tenevo in modo particolare ad esserci e infatti ne ho corsi nove col privilegio di essere il regista di Martini in gara, lo era da commentatore tv perché quel giorno lì non aprivo nemmeno il computer pur di godermi quell’emozione, lo è a maggior ragione adesso che lo inseguo guidando gli azzurri’, dice Cassani col solito sorriso che lo illumina quando parla della maglia alla quale è più legato.
Da lì è facile tornare all’ultimo mondiale, raccontato con la consueta serenità: ‘Nello Yorkshire quest’anno ho vissuto la giornata più intensa di sempre: in ammiraglia, ma anche a bordo strada, mi sono fermato a guardare la Nazionale che correva come fosse radiocomandata, pur non avendo le radioline. Gli ultimi metri li ho seguiti alla radio, quando ho sentito il nome di Pedersen mi sono sentito crollare il mondo addosso: vincere avrebbe suggellato una grande stagione azzurra, avrei potuto salutare tutti e tornarmene a casa. Sono andato al tendone per abbracciare Trentin, che era con la sua famiglia, e quando mi sono ritrovato da solo lì dentro, ho pianto: non per la rabbia, ma perché vivere emozioni così è davvero una cosa unica’.
Unica è anche la passione di un uomo che gira l’Italia e il mondo a spiegare quanto sia bello godersi la bicicletta, descrivendo salite, incorniciando sensazioni, ricordando a tutti ci si batte per la sicurezza sulle strade non pretendendola e basta, ma dandone anche agli altri. Un uomo che ai ragazzi del Team Sculazzo, cento iscritti per fare soprattutto mountain bike, confida con gioia che ‘ho appena ritirato la bici nuova: non vedo l’ora di provarla’: proprio come un bambino.
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