LINEA VERDE. SIMONE RACCANI, L'ATLETA PUNTIGLIOSO

JUNIORES | 14/11/2019 | 07:16
di Danilo Viganò

Simone Raccani, 18 anni vicentino di Carrè, si è lasciato alle spalle un 2019 ricco di soddisfazioni che l'ha visto conquistare sette successi con la maglia della Borgo Molino Rinascita Ormelle tra cui il Campionato Veneto, e tre classiche in salita come la Orsago-Col Alt, la Noventa-Enego e la Schio-Pasubio. Studia elettronica all'Istituto Tecnico Chilesotti di Thiene, e ha preferito la bici perchè meglio si adattava alle sue esigenze. Per il suo debutto con gli Under23 ha scelto il Team Beltrami Tsa-Marchiol formazione Continental diretta da Stefano Chiari.

Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«Buono nel complesso, ma ci vorrebbero più gare internazionali e di qualità».


A che età hai cominciato a correre?
«A sette anni, con la Scuola ciclismo Alto Vicentino».


Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Marco Pantani, mi affascinava il suo modo di pedalare in salita».

Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«No».

Il tuo peggior difetto?
«Mi ritengo puntiglioso negli allenamenti, ma forse è più un pregio...».

Altruista o egoista?
«Altruista».

Cosa leggi preferibilmente?
«I quotidiani della mia provincia».

Cosa apprezzi di più in una donna?
«Fisicamente gli occhi. E la sincerità»

Sei social?
«Abbastanza, ma non come altri miei coetanei. Non mi piace il modo in cui taggano continuamente le loro foto. Un pò di riservatezza non farebbe male a nessuno».

Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Il regolamento dei dilettanti, se fosse per me dovrebbero esserci solo squadre Continental».

Piatto preferito?
«Pizza, con patate al forno e salsiccia».

Hobby?
«Pescare»

La gara che vorresti vincere?
«Milano-Sanremo».

Televisione, cinema o teatro?
«Cinema, in particolare il genere thriller».

I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
«Una volta dialogavano tra di loro senza nessun bisogno di attaccarsi alla cornetta del telefono. Rispetto a oggi avevano sicuramente più valori. A poco a poco hanno abbandonato le regole della comunicazione».

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