Ragazzi, ci siamo! Abbiamo spento presto la luce ieri sera, chiudendo Katmandu fuori dalle finestre. Ma addormentarsi non è stato facile, adrenalina a mille in corpo, anche se dovrei esserci abituato… Ma è così, ogni vigilia porta emozioni diverse e non può cambiare la situazione se ti prepari a affrontare il trekking per il campo base dell’Everest!
Quindi sveglia alle 4.30 e via a tutta, più forti del sonno: alle 6.15 ci aspetta il volo per Lukla, la città da cui parte il nostro cammino.
Saliamo su un aereo a turbo elica da 15 posti, decolliamo e scopriamo che a 5000 metri di altitudine siamo ancora all’ombra delle montagne… altro che il decollo dalla nostra laguna di Venezia…
Dopo mezz'ora atterriamo a Lukla su una vera e lingua di asfalto, non si può definirla diversamente: è una pista lunga meno di 1 chilometro, tranquillamente posta sul pendio di una montagna. A guardarla fa paura e non sarà un caso se questo è considerato l'aeroporto più pericoloso al mondo.
Appena scendiamo a terra sentiamo una voce che chiama "Simion/Polegato”. È Dil, la nostra guida, che per arrivare all’apputamento si è fatto già due giorni di strada, naturalmente a piedi.
Colazione, briefing e finalmente siamo pronti a partire. Tutto attorno a noi richiama al buddismo e quindi, come tutti, prima di muoversi anche noi facciamo girare - sempre verso sinistra - i cilindri coloratissimi e scritti di preghiere perché "is for the luck", ma noi speriamo anche che le divinità ci aiutino a sentir meno il peso dello zaino e della quota!
La prima giornata di cammino ci porta da Lukla a Toc Toc, camminiamo per 14 chilometri superando un dislivello di 350 metri, immersi in scenari unici. Ma questo è solo l’inizio e siamo consapevoli del fatto che ogni giorno troveremo modo di stupirci per le bellezze della natura che incontreremo.
A pranzo assaggiamo il chowmein di Yak, praticamente spaghetti di mais saltati con carote e sedano rapa con della carne di una mucca - lo yak, appunto - tipica dell’altopiano himalaiano.
E la prima giornata si chiude con me e Giorgio che scriviamo dai 2700 metri di quota dell'Himalayan Lodge. A farci da sottofondo musicale è la neve sciolta dell'Everest che scende nel Milk River, mentre recuperiamo energie e aspettiamo Dil per un Thè Nero.
2 - continua
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