COLPACK. IL DIARIO DEL VALLE D'AOSTA - 1

DILETTANTI | 17/07/2019 | 07:39
di Rossella Dileo


Stessa spiaggia, stesso mare... no popolo che pedala, stesso hotel, stesso Giro a tappe da ormai molti anni (non chiedere mai l’età ad una squadra J ) .


Hotel Pezzoli, Gressan, Frazione Pilet, che da oltre 10 anni ci ospita per il Giro della Valle d’Aosta, e noi siamo affezionati a questo posto perché è gestito da una signora bergamasca e dalla sua famiglia. Non dico una bugia, quando vi scrivo che abbiamo visto crescere i suoi figli ed i suoi nipoti e quindi ci sentiamo un po’ di famiglia ormai. È inutile ricordarvi che nel frattempo anche noi siamo cresciuti e quindi la storia continua. Qui al val d'Aosta abbiamo vinto con Gaia e Villella ed abbiamo ottenuto il podio con Senni, Padun e Ciccone che era affezionato alla sua maglia dei GPM.


Giro della Valle d’Aosta 2019, il 56esimo per l’organizzazione, che da molti anni quindi si impegna ad organizzare un giro a tappe dedicato alla categoria Under 23 e soprattutto dedicato agli scalatori.

Si parte dal bellissimo centro di Aosta, con un prologo di km 2,7 e questa è la descrizione del percorso: il percorso è filante e veloce. Pochi i rilanci e due lunghi rettilinei (in andata e ritorno su Via Torino e Via Festaz) di poco più di un chilometro a caratterizzare la prova. L’avvio è in leggera discesa, mentre l’arrivo nei pressi dell’Arco di Augusto è in leggera ascesa (1%).

Non fatevi ingannare dalla prima tappa che è un prologo perché dopo si sale, si sale, si sale, si sale… quasi a toccare il cielo e per quello che taglia il traguardo per primo, è come toccare il cielo con un dito. Questo è un Giro molto impegnativo, molto importante a livello Under 23, che ha visto nel sul albo d’oro numerosi atleti di grande talento che hanno ottenuto grandi soddisfazioni a livello Mondiale.

26 squadre al via, tante nazioni rappresentate, ma a differenza di altri giri a tappe impegnativi sono solo 9 le squadre italiane alla partenza, considerando che la Dimension Data che nel sito non ha la nostra bandierina, è invece affiliata in Italia. Quindi se la matematica non è un opinione sono 17 le squadre straniere e 9 le squadre che rappresentano la nostra Nazione.

L’Italia che ha appena ricevuto la brutta notizia della chiusura di una squadra professional, una delle poche ormai (due) che avevano affiliazione italiana con contratti di lavoro subordinato. L’Italia che da anni chiede una riforma fiscale sportiva, anzi no, la chiede da decenni ma che, rispetto alle altre nazioni non riesce ancora ad avere una risposta da nessun ente preposto. L’italia che è obbligata a seguire i regolamenti dell’ UCI come fa il resto del mondo, ma poi è obbligata a seguire i suoi regolamenti interni che a detta di molti servono per salvaguardare il movimento che non può e non deve crescere perché bisogna aspettare che, mentre il resto del mondo migliora, noi diventiamo tutti uguali: siamo rimasti a 15 anni fa ormai e anche se nulla è cambiato… noi siamo rimasti esattamente a 15 anni fa.

L’Italia è quel paese dove i giovani non possono andare in una squadra italiana di loro scelta, ma possono tranquillamente, nonostante l’ultimo anno di scuola per la maturità, andare in una squadra straniera dello stesso livello UCI. L’Italia che è ferma ed attende gli eventi... Sono un po’ confusa? Sì, non riesco a capire e se mi devo adeguare a tutto questo, devo avere almeno la possibilità di chiedermi il perché noi siamo sempre fermi o retrocediamo, mentre gli altri tranquillamente seguono le regole mondiali e vanno avanti. Perché possono tranquillamente farlo.

E per concludere. a chi ha ancora il coraggio di riuscire a dirmi "facile per te parlare, sei la Colpack!" ripeto per l’ultima volta che noi siamo partiti da zero ed eravamo in due e se ora siamo chi voi dite è perché ci abbiamo messo soldi e tempo, che oggi non possiamo buttare al vento. Fortunatamente non siamo stati i soli, perché il merito va anche a molte altre squadre e a molti sponsor che da anni hanno creduto sul futuro dei giovani. Ora vediamo però che anche nella vita di tutti i giorni il futuro dei giovani sembra essersi trasferito oltre confine.

Popolo che pedala, so che ci avete capito poco ma non riesco nemmeno a capirlo ed accettarlo io da tempo quindi... parliamo ora di ciclismo pedalato J

Si parte con un prologo nel centro di Aosta e la prima speranza è che i miei atleti non si perdano come nel 2018 prima della presentazione squadre e che si presentino regolarmente perché l’anno scors  li abbiamo cercati per almeno 15 minuti e ci eravamo anche preoccupati, pensando fosse successo qualcosa, mentre loro erano tranquillamente senza problemi in salita a provare il percorso. Ah 'sti giovani, te ne combinano di cotte e di crude, ahahaha.

Partenza del primo atleta alle ore 18:00 con un intervallo di 30” e con l’ultimo atleta che partirà alle ore 19:07: i primi 2,7 km in pianura di una gara che poi è tutta in salita. 

Sopra avevo scritto di non farvi ingannare dalla tappa ma, è stata una gara degna di un film che ti lascia con il fiato sospeso. E già, io mi trovo sulla linea della partenza ed arrivo che dista solo una decina di metri ed i primi iniziano la loro gara. Ne partono una quindicina ed ecco che si stabilisce un tempo, preso sull’atleta Van Wilder che lascia tutti sorpresi e prima di lui era arrivato Menegotto che aveva un ritardo nei suoi confronti di ben 9 secondi. 2 minuti e 52 secondi il tempo che veniva segnato sui 2,7 km dall’ atleta che aveva una media intorno ai 57 orari. Tutto procede, con le partenze che si susseguono fino alla fine ed i tempi sono tutti al di sopra dei tre minuti e vanno esattamente dai 3 minuti ai 3 minuti e 30 e tutti i tecnici ed le persone del nostro settore continuano a pensare a quel tempo... Si calcola, ci si chiede se è colpa del vento, si guardano i tempi di tutti i ragazzi e se devo dire la verità dopo tanti pensieri si giunge alla conclusione che qualcosa non va. E cosi sarà.

Ad essere sincera, il mio pensiero va ai ragazzi che per un'ora e mezza sono stati sul podio ed aspettavano la premiazione, perché comunque non è stata sicuramente colpa loro ma di chi doveva fare i calcoli e non si è accorto sin da subito che i miracoli li possono fare solo i santi. È vero anche che non è facile calcolare ogni trenta secondi i tempi e chi non fa non sbaglia ma alla fine... se gli atleti o i Ds sbagliano, hanno sempre torto, mentre se gli altri sbagliano non cambia nulla, il torto lo subiscono sempre i primi, quindi c’è qualcosa che va modificato, nel bene e nel male.

Comunque, per concludere questa giornata un po’ particolare, posso solo dare merito alla location, perché la città di Aosta è veramente splendida. La gente che affollava i bar del centro storico, osservava gli atleti con curiosità, visto che per molti questa era una novità.

Applaudiamo quindi il vincitore della crono – il danese HINDSGAUL MADSEN – che anche se non si è goduto la vittoria ha fatto il miglior tempo. Lo segue DAN HOOLE della Seg Racing e terzo e primo degli italiani PUPPIO della Kometa. Queste sono le notizie che arrivano in hotel verso le 20:30, mentre si sta andando a cena.

Oggi ci si trasferisce in Francia per la partenza della prima tappa che come ho scritto sopra... .sale, sale, sale, sale ma è già tempo di un altro giorno.

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