Quella tricolore di venerdì a Bedonia, sarà una crono bella ed esigente, dove la gestione delle forze risulterà fondamentale tanto quanto la potenza. A me sarebbe piaciuta molto.
La preparazione di una crono, anche se si corre al pomeriggio come in questo caso, inizia sempre dal mattino presto con un'ora di allenamento dietro macchina a fondo lento/lungo: questo aiuterà ad “accendere” il metabolismo e può essere considerato il primo riscaldamento. È un piccolo trucco che ho imparato negli anni.
A pranzo un bel piatto di riso, senza dolce e si è pronti alla rumba.
Dopo aver provato il percorso alla vigilia, prima del riscaldamento si deve prendere la cartina e rifarlo mentalmente, metro dopo metro (proprio come fanno gli sciatori), in modo da imprimerlo meticolosamente nella testa e ricordarsi i punti della carreggiata dove stare; perché su una strada “serpeggiante” come questa, tagliando bene tutte le semicurve che ci sono, si possono risparmiare parecchi metri.
Fatevi la fotografia da stamparvi nella mente perché in gara non c’è molto tempo per pensare. Sarà importate partire forte, e con la gamba pronta a spingere. Per ottenere tutto questo, l’ideale è un riscaldamento in cui l’ultima progressione cardiaca termina vicino alla partenza (8’-10’).
Attenzione al tempo: non oltrepassare i 35’ di riscaldamento sui rulli per non rischiare di finirsi… È previsto un caldo africano, quindi, una borraccia di sali minerali e maltodestrine e una di acqua, aiuterà la prevenzione del logoramento.
Sarà importantissimo partire bene perché i primi 2 chilometri sono in salita.
Occorrerà dunque presentarsi già caldi alla rampa di partenza per non soffrire troppo un inizio impegnativo come questo anche perché, finita la prima salita, mancano ancora 31 km, un po’ troppo presto per permettersi di avere le gambe intossicate.
Dal km 2 al km 20 la strada scende sempre leggermente, qui sarà importante far girare il lungo rapporto per sviluppare grandi velocità tenendo le spalle e la testa ben incassate, alla ricerca della posizione più aerodinamica possibile. Si viaggerà abbondantemente sopra i 60 km/h e occorrerà quindi stare ben concentrati sulla posizione: pochi cm in meno di impatto aerodinamico, a quelle velocità si trasformano in secondi.
Alla fine di questo tratto favorevole vengono i 13 km che probabilmente decideranno la crono: strada che inizia a salire, per i primi 4 km in maniera più decisa, poi una piccola discesa, dopo riprenderà a tirare all’insù in maniera più lieve, ma inesorabile e così fino all’arrivo.
Questi ultimi 13 km saranno decisivi poiché alla strada in falsopiano si sommerà l’accumulo di acido lattico nelle gambe. Si faranno differenze importanti, insomma, voleranno secondi.
Il modo migliore di aggredirli è con una pedalata discretamente agile (in base alle proprie caratteristiche) ma con tanta potenza; sono gli ultimi km quindi occorre spremersi fino in fondo senza pensare a preservare la gamba con rapporti troppo agili.
Rapporti? 58x11 e 46x27. Materiali? Lenticolare posteriore e razze o alto profilo di 80 mm all’anteriore. Un percorso che si addice agli specialisti, ma anche a corridori “non cronoman” che però vanno forte in salita.
Favoriti? Due nomi su tutti: Gianni Moscon e Filippo Ganna.
Però, lo dico con un pizzico di nostalgia, Malori avrebbe detto la sua…
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