Come lui non c’è nessuno. E non soltanto perché dall’ammiraglia ha vinto nove grandi giri compensando i troppi secondi posti ottenuti da corridore. Per Beppe Martinelli il ciclismo non è un mestiere e neanche una condanna: è la passione di tutta la vita. Si vede da come guarda i corridori alla partenza, e per tutti ha una parola, mica solo per i suoi, in tutto il gruppo ci sono quelli da coccolare e quelli da sgridare. E lui sa come fare. Ha avuto Pantani, Contador, Garzelli, Simoni, Cunego, Nibali, Aru. Adesso ha Miguel Angel Lopez, leader dell’Astana che prende il via del Giro d’Italia sabato a Bologna. E la sua squadra, come spesso succede, sembra decisamente la più forte. «Presi uno per uno secondo me sì, ce ne sono parecchi forti in salita, da Ion Izagirre a Villella, per arrivare a Hirt. E poi c’è Zeits che è sempre lì, sì, penso che al Giro si vedrà la macchia celeste dell’Astana».
Che Giro sarà?
«Spaccato in due. Nei primi dieci giorni le difficoltà ci sono ma non altimetriche: basta un ventaglio, una caduta, una distrazione e puoi perdere il Giro. Poi cominciano le salite e si salvi chi può: sono davvero tante. Le abbiamo provate nei giorni scorsi e abbiamo scoperto che ci sono tappe difficilissime».
La più difficile?
«Non ho visto quelle piemontesi e valdostane, è andato Zanini con Lopez, ma la prima salita di un Giro dà sempre da pensare. E la tappa di Courmayeur è tosta tosta. Ma quella fondamentale sarà la tappa del Gavia e del Mortirolo, è lì che si deciderà il Giro. Sempre che il Gavia si possa fare, con tutta la neve che c’è. Altrimenti si farà due volte il Mortirolo, che è anche peggio. Quello sarà il giorno spartiacque, i minuti si conteranno con la sveglia».
E insomma chi lo vince questo Giro?
«Quest’anno ce ne sono proprio tanti che corrono per un posto sul podio. Ma in prima fila vedo Vincenzo e Roglic. Staccati, Dumoulin, Lopez, Yates e qualche altro».
Nibali, che è della Bahrain, lo chiama per nome, il suo invece per cognome?
«Vincenzo è rimasto un po’ nel mio cuore, siamo andati d’accordo, abbiamo lavorato molto bene, ci siamo voluti bene».
Ma si può vincere un Giro a quasi 35 anni?
«Vincenzo può fare questo e altro. Come motore è uno dei più forti che ho visto, se ci mette anche la testa e la condizione diventa imbattibile. Forse l’unica pecca è la squadra. Qualche volta la squadra serve ma a volte si può anche sfruttare quella degli altri».
Ha detto che è Nibali il più talentuoso che ha avuto. Più di Pantani?
«Questi accostamenti fanno sobbalzare molti tifosi, lo so. Panta aveva una classe incredibile, aveva talento, aveva tutto. Vincenzo è riuscito a fare grandi cose magari con meno talento ma con una testa incredibile, è quella che a molti manca. Se non ci metti anche la voglia di far fatica, di inseguire un risutato, di cadere e rialzarti, il talento non è niente. Nibali per me è il più forte. Contador non ha mai staccato la spina, neanche adesso, è sempre in bici. Nibali invece se deve prendersi una giornata se la prende, ma quando riattacca la spina si accende tutto. Per questo dico che è fortissimo: perché fa anche una vita normale, non fa solo il corridore».
Hai provato a riprenderlo?
«Sì, ci ho provato eccome. Avremmo voluto tutti riportarlo all’Astana ma purtroppo non abbiamo il budget per un progetto del genere. Non parlo solo del suo ingaggio».
Ha vinto 9 grandi giri. Qual è il segreto?
«Costruire attorno a un leader una squadra forte, immaginare un gruppo di lavoro con corridori che già da subito sanno la direzione da prendere. La nostra squadra è sempre stata forte proprio sotto quell’aspetto lì. Non c’è mai stato solo un leader ma una squadra disegnata per quell’obiettivo. Non è facile, c’è da lavorare, e non solo un anno ma anche più anni».
Lopez può vincere il Giro?
«E’ cresciuto molto l’anno scorso, con i due podi al Giro e alla Vuelta. Sta bene, ma ci sono corridori più attrezzati di lui, gente che ha fatto tante corse a tappe. Lui è un po’ giovane per avere certezza matematica che sia competitivo al cento per cento. Però noi ci crediamo e arriveremo puntuali a questo appuntamento».
Cosa gli manca?
«E’ giovane un po’ in tutto. Una distrazione nell’alimentazione, nel recupero, un giorno in cui ti perdi a metà gruppo, sono cose che a lui possono succedere, ad altri meno perché sono più concentrati, hanno più esperienza, e lo stress di stare lì davanti tutto il tempo quando hai esperienza ti pesa un po’ meno. Il nostro problema con Lopez è che è distratto, ogni tanto ci è capitato di trovarlo in qualche scarpata o in qualche filare d’uva. Però è cresciuto, ora ci crede di più. Peccato che non ci sarà Bernal, sono convinto che per lui sarebbe stato un bel punto di riferimento, uno stimolo in più».
L’avvio con la salita di San Luca è una stranezza per una partenza del Giro. Chi sarà in rosa sabato sera?
«Roglic. L’ho visto al Romandia e sono sicuro che farà un Giro stellare all’inizio. E’ in una condizione incredibile. E’ un anno che è il più continuo, non c’è corsa in cui non sia protagonista».
dal Corriere dello Sport - Stadio