Caro direttore,
faccio seguito all’invito al dibattito del grande GPO, anche se la mia tardiva replica olezza di carne ai ferri e brace di ripetuti accessi alle merende dell’infinito ponte di fine aprile. Se vuoi, puoi anche farmi l'etilometro ma sono convinto di non dire sciocchezze.
GIUSTO!!! Potere alla gente sulla strada; parola (intelligente) ai tifosi (intelligenti); astenersi PIROMANI e affini…Facciamo parlare lo sconosciuto, facciamo parlare il pubblico che spesso ha molto da dire…Non è una brutta idea quella di GPO.
Ho sempre sostenuto e sostengo che non esiste una sola Milano Sanremo ma ne esistono diverse, tutte nobili, interessanti, vere e importanti.
C’è la Sanremo dei milanesi con il sacro rito ormai sconvolto della punzonatura, dei giornalisti, delle premiazioni, della pioggia, dei pronostici e finalmente della partenza sempre più in ore vicine all’aperitivo che al cafè-latte della colazione.
La Sanremo dei padani che assaporano l’immancabile fuga dei coraggiosi i quali intendono sobbarcarsi chilometri e chilometri con la “licenza” del plotone e con gli applausi dei pavesi e dei vogheresi.
I tortonesi, invece, dal fine palato, sono meno disposti ad acclamare i temerari perché sanno che in gruppo alberga la reincarnazione di un Campionissimo che non avrà difficoltà a recuperare quarti d’ora e farà un solo boccone dei temerari della prima ora.
Esiste una Milano-Sanremo dei novesi e degli ovadesi che ricordano Girardengo e i suoi gregari che il “primo Campionisssimo” allevava in zona. Non avrai altro dio al di fuori di lui…. I “numeri” che fece l’omino di Novi saranno irripetibili per omnia saecula saeculorum.
Esiste una Sanremo che scala il Turchino e cerca la neve come espiazione per una corsa diventata troppo facile e che dal 2014, una nuova e più agevole galleria, addomestica ancora un po’ come se ce ne fosse bisogno…
Ma poi arriviamo in Riviera. A Voltri fanno i primi conteggi. Chi c’è e chi manca, quanto vantaggio hanno i fuggitivi della prima ora mentre la stampa, in avanscoperta si ferma davanti al negozio di Priano per mangiare un pezzo di focaccia, la più buona del mondo.
A Varazze si capisce già dove ci sarà ricompattamento del gruppo, è sufficiente un breve calcolo con media matematica. La Riviera di Ponente scorre sotto le ruote senza sussulti, un po’ meno nelle edizioni in cui fu inserita la salita delle Mànie. Ma più che la salita, fece danno la discesa infida che spaccava sempre il gruppo.
La Sanremo degli alassini, dei Capi e degli abitanti di Porto Maurizio era altamente intrigante perché fino agli anni ‘50 decretava il finale. Adesso non decreta un bel niente… e anche la Cipressa non ha mai deciso la corsa anche se la discesa ogni anno fa fuori qualche “pezzo grosso” .
La Sanremo del Poggio è la più crudele. Chi segue lì lo svolgersi della gara non ricordando che gli atleti hanno già 300 chilometri nelle gambe e forse qualche energia può già essere ridotta al lumicino, pretende molto dai beniamini.
Chi segue la corsa in città vede la chiusura delle strade, le impalcature, l’attività frenetica e febbrile dell’organizzazione; vede centinaia di mezzi invadere la pacifica Sanremo e da oltre cento anni ormai se ne fa una ragione.
Per finire c’è la Sanremo di chi seduto in poltrona segue tranquillamente l’evolversi, a volte appisolandosi (perché non succede niente…) a volte saltando sulla sedia per l’atletica stoccata di un pedalatore. La Sanremo della RAI, pur essendo completissima e vera, è però quella più falsa perché non ti fa respirare il rumore delle ruote e della carovana delle ammiraglie, l’odore dell’olio canforato, la goccia di sudore del gregario o il tonfo sordo della borraccia di plastica che cade ai tuoi piedi.
Tante le Sanremo dunque, tanta la gente che vede corse diverse e ha diverse cose/corse da raccontare….
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