Julian ALAPHILIPPE. 10. Li suona tutti come tamburi, lui che ama suonare la batteria. Settimo sigillo stagionale, dopo Strade Bianche e due tappe alla Tirreno. Ha la classe dei predestinanti. Fa tutto con apparente facilità. Anche nello sprint finale, quando aspetti il colpo letale di Sagan o quello di Valverde, lui fa una volata di testa (in tutti i sensi) e se li magna in un boccone. Fa sembrare facili anche cose molto difficili. Cose da fuoriclasse.
Oliver NAESEN. 9. Sornione sornione si fa trovare nel punto giusto al momento giusto: peccato solo che per battere questo Alaphilippe avrebbe dovuto usare un motorino.
Michal KWIATKOWSKI. 8. Era la punta del Team Sky: non lo danno in forma smagliante, ma lui arriva a giocarsi la classica che ha già in bacheca.
Peter SAGAN. 5,5. Alla domanda ‘Cosa speri oggi?’, lo slovacco risponde con un modo di dire in perfetto italiano: «Chi vive sperando muore…». Fa probabilmente quello che può, con le gambe di cui dispone oggi. Forse in volata lascia aperta una porta sulla sua destra. Non si accorge che gli arrivano da dietro a doppia velocità Mohoric e Alaphilippe, ma contro il francese, oggi c’era ben poco da fare. Altro proverbio italiano: la speranza è l’ultima a morire.
Matej MOHORIC. 7. Ci prova con tutte le sue forze, ma le sue gambe, dopo 6 ore e 40 minuti non sono più esplosive.
Wout VAN AERT. 7. Questo ragazzo è un vero talento. C’è sempre, su qualsiasi traguardo e superficie.
Alejandro VALVERDE. 6. Non è brillantissimo, arriva allo sprint con le gambe in croce, ma il campione del mondo è lì.
Vincenzo NIBALI. 7,5. Se non ci fosse dovremmo inventarlo. Paga qualcosa sul Poggio, poi recupera, rientra e si porta a casa un 8° posto che in ogni caso pesa.
Simon CLARKE. 6,5. Ottiene un ottimo piazzamento nei dieci.
Matteo TRENTIN. 6,5. Non si sente sicurissimo con tutti quei pezzi da novanta, e allora prova il colpo a sorpresa. Come direbbe Sandro Piccinini: non va.
Tom DUMOULIN. 7. Arriva 11°. Lui onora tutte le corse, con una classe immensa. Io per un corridore così ho un debole.
Michael MATTHEWS. 5,5. È veloce, ma sul Poggio è troppo lento.
Daniel OSS. 6,5. Lavora per Sagan, poi si va a prendere anche un più che onorevole 13° posto. Nella città della musica, c’è posto anche per un tipo rock come lui.
Alexander KRISTOFF. 5,5. Probabilmente è condizionato da Gaviria, che non va.
Magnus Cort NILSEN. 5,5. Perde il treno, e c’è poco da recriminare.
Fernando GAVIRIA. 4. È uno dei grandi sconfitti di giornata. La UAE cambia preparatori e staff, ma la musica a Sanremo non cambia. Stecca.
Calen EWAN. 4. Quando sta bene lo si vede pochissimo, oggi non lo si vede per niente.
Nacer BOUHANNI. 3. Generalmente prende a pugni la bicicletta, oggi al tappeto ci va da solo.
Elia VIVIANI. 4. Dà il via libera con grande onestà ad Alaphilippe. Lui sul Poggio ci arriva in riserva.
Dylan GROENEWEGEN. 4. Era alla sua prima partecipazione e, probabilmente, ha capito che la Sanremo non è uno scherzo.
Giacomo NIZZOLO. 5,5. Non era chiaramente al top, ma dei velocisti è il menopeggio.
Oliviero TROIA. 6. «Oggi corro la mia prima Sanremo, ricordo quando da bambino andavo ad appostarmi con gli amici per vedere passare la corsa... ». Romantico.
NOVO NORDISK. 10. Per loro è una vetrina, l’occasione per mettersi in mostra e portare avanti il loro messaggio: anche con il diabete si può vivere benissimo, purché si faccia del moto: in bicicletta. Quattro i ragazzi di questo team “laboratorio”: Jonas Henttala, Andrea Peron, Charles Planet e Umberto Poli. Con loro un “accademico”: Guy Sagiv, della Israel Academy. Poi Fausto Masnada della Androni, Mirco Maestri e Alessandro Tonelli della Bardiani CSF. Luca Raggio e Sebastian Schonberger della Neri Sottoli. Gara all’attacco, tutta con il vento in faccia e con quei quattro là che pedalano a più non posso: tutta salute.
PROFESSIONAL. 8. Vogliono anche toglierle, limitarle, sicuramente mortificarle, ma se non ci fossero loro, chi si sobbarcherebbe di prima mattina la fuga di giornata?
Gianni SAVIO. 35. Quanto le sue Sanremo. È un traguardo, ma non un arrivo.