Il 2 dicembre alla festa del suo fans club al ristorante Villa Vento a Custoza di Sommacampagna (Verona) avrà di che festeggiare. Dopo due stagioni in maglia Astana e un buon debutto nella massima categoria, Riccardo Minali riparte dalla Israel Cycling Academy. Il 23enne figlio d’arte vola in Israele dove troverà Kristian Sbaragli e Davide Cimolai, con quest’ultimo che come lui ha fatto fatica a trovare un ingaggio nonostante l’indiscusso valore. In un ciclismo che corre sempre più veloce, i due successi stagionali raccolti in Malesia e i tanti piazzamenti ottenuti in giro per il mondo (con i numerosi punti UCI che ne seguono) non sono abbastanza per confermarsi nel World Tour, ma gli hanno aperto le porte di una squadra che quest’inverno si è data molto da fare nel ciclo mercato e per il futuro ha grandi ambizioni.
Come hai trascorso le vacanze? «Sono stato a Cuba 15 giorni, ho visitato il più possibile e mi sono divertito molto. In quei giorni, da là, ho pure firmato il contratto con la nuova squadra. Da metà mese ho ripreso a pedalare, appena sono tornato a casa mi sono subito rimesso in riga. Voglio iniziare forte il nuovo anno».
Contento di questa nuova opportunità? «Molto. L’unico aspetto negativo di questa realtà è che non è una squadra World Tour, ma è organizzata al meglio e non le manca nulla. È un bel progetto, che in un paio di anni può arrivare alla massima categoria. La Israel Cycling Academy punta ad essere invitata ai grandi giri e ad essere competitiva su tutti i tipi di percorsi. Personalmente non vedo l’ora di iniziare. Ho voglia di mettermi in gioco e sono convinto potremo vincere parecchio».
Primo ritiro dal 3 al 13 a Benidorm. «Sì, in quell’occasione stileremo il programma fino a giugno. Io ho già espresso la volontà di disputare un bel calendario, nel mirino ho due appuntamenti in particolare: la Tirreno-Adriatico, per sprintare con i migliori, e la Milano-Sanremo, con cui voglio mettermi alla prova non avendola ancora mai disputata. Vado bene sulle distanze lunghe, sono curioso di scoprirla. In generale, voglio partire forte. Per il morale di un velocista è fondamentale».
Il ciclismo è cambiato tanto dai tempi di papà Nicola… «Totalmente, una volta avevi più tempo per ambientarti e crescere, oggi giorno devi dimostrare subito quanto vali se no sei fuori. Papà mi racconta che non c’era un corridore che a settembre doveva ancora firmare per l’anno dopo, mentre ora come ora sono in tanti a stare sulle spine fino all’ultimo. Anche il modo di correre è cambiato, ora il grammo in più è decisivo. Le squadre sono ormai tutte al top, si vince con l’aerodinamica, grazie ai dettagli. Le volate una volta erano condotte da un treno o due di riferimento, ora ci sono sette trenini, si viaggia a 70 all’ora tutti raggruppati e non in fila indiana».
Correrai al fianco di uomini veloci come Cimolai e Sbaragli. Sono state stabilite delle gerarchie? «Cimo e Kristian sono atleti diversi da me. Sono corridori più completi, che digeriscono meglio la salita e quindi sono più adatti a gare più dure. Davide sarà di sicuro il capitano alla Sanremo perché ha più esperienza e dà maggiori garanzie di chiunque altro, per quanto mi riguarda avrò solo da imparare da uno come lui. Oltre a me ci sono altri 3 velocisti puri in squadra, ma penso di aver già dimostrato che posso sprintare con i migliori. Durante la trattativa l’ho detto chiaramente alla squadra: sono uno sprinter e voglio sprintare. Sono sicuro la squadra metterà tutti nella condizione di fare del proprio meglio. Di gare ce ne sono tantissime, ognuno avrà la sua chance quando sarà in forma».
Cosa chiedi al tuo 2019? «Voglio dimostrarmi sempre pronto e portare a casa più vittorie possibili. Dopo Tirreno e Sanremo voglio presentarmi competitivo al Giro d’Italia. Non mi prefiggo risultati specifici, l’importante è vincere».
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