CIMOLAI, QUELLO CHE ESULTA NELLA FOTO

PROFESSIONISTI | 15/08/2018 | 07:03
di Alessandra Giardini

Nella foto quello che esulta a braccia alzate è Davide Cimolai, friulano di Sacile, cinque vittorie da professionista e la vocazione della fatica. Se non fosse bastata la sua gara di Glasgow, il giorno dopo quella foto l’ha postata per farsi un regalo di compleanno (sono ventinove) e per fissare per sempre nella memoria social l’importanza del momento. «Sono cresciuto con dei valori che vanno al di sopra di tutto come l’onestà e la generosità, e vivo ancora di emozioni. E’ stata una delle giornate più belle della mia carriera, ha vinto l’amico Matteo Trentin ma ad esultare per primo e a commuovermi sono stato io». Il perfetto manifesto del gregario, quello che fa di tutto e anche di più perché alla fine vinca un altro, perché questo è scritto nei suoi geni. «Ho dimostrato che sono un signore, era quello che mi interessava. Se in nazionale non ci sono persone intelligenti si rischia una figuraccia. Io sono così di carattere, non sono cose che si insegnano».


A casa Cimolai però hanno dato l’esempio. Il primo fu il nonno Odorico, che tutti i giorni andava a trovare il suo nipotino in bicicletta, «faceva dieci chilometri, per me era un eroe». Poi papà Lindo, che prima era verniciatore in fabbrica e adesso «lavora all’aperto come me, nelle viti», e mamma Rossana, maestra d’asilo, «siamo una famiglia semplice». C’è anche Edoardo, che ha tre anni in meno di suo fratello, «lavora in un’azienda di costruzioni metalliche che si chiama come noi, Cimolai». Davide da quattro anni vive con Greta, che il 20 ottobre diventerà sua moglie e prima possibile la mamma dei suoi bambini.


Un gregario chiude, stoppa, incoraggia, «gli ho detto: stai tranquillo Matteo, ci penso io a tirare, mi sacrifico io, faccio quello che va fatto». Tranquillizza, tira, lancia, e alla fine esulta. Per un successo che non è del tutto suo. In questo mondo votato all’apparenza, gregario sembra un concetto anacronistico. «Anch’io ho le corse dei miei sogni. La Sanremo per esempio».

Certo, se l’unica classica per velocisti ve la vince Nibali... «Io ero davanti, a lavorare per il mio capitano Demare. Sono stato io a chiudere su Trentin, pensa la coincidenza, ma Nibali era di un’altra categoria, non ce l’ho fatta, dopo tutta quell’acqua e quel freddo era l’unico che stava bene. Dentro di me ero contento, perché io sono tifoso di Vincenzo».

Speriamo che i francesi non ci leggano, anche perché Davide ha il contratto con la FdJ che gli scade, «ma io sono tranquillo». Si circonda di ex professionisti, che fanno così i gregari del gregario: Manuel Quinziato è il suo procuratore, Claudio Cucinotta il suo preparatore. «Mi piacciono le macchine e la musica, soprattutto quella elettronica, è la mia compagna fedele negli allenamenti, mi motiva. Una volta ero un tipo da discoteca, adesso c’è Greta. Quando sono a casa mi piace portarla fuori a cena, ci sono così poco che anche quello è un evento».

Dopo la vittoria di Trentin, lo hanno sommerso di messaggi, «neanche quando vinco io mi scrive così tanta gente, la Bastianelli mi ha scritto: non va bene copiarci». Anche quando ha vinto Marta, la prima ad esultare, dietro, è stata Elena Cecchini. Friulana come Cimolai, gente che aiuta per vocazione. Quando furono gli altri ad aiutarli, perché c’era da ricostruire dopo il terremoto, quello che pensavano lo scrissero sulle case: il Friuli ringrazia, e non dimentica.

dal Corriere dello Sport-Stadio

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