Sono figli di un Dio minore, in questo caso di un ciclismo sicuramente più piccolo, modello bonsai, ma non per questo i ragazzi di questa “terza fascia” del ciclismo devono essere considerati carne da macello.
Fa caldo, il sole picchia feroce e sono in tanti a correre in questo periodo in bicicletta. Tante corse, molte manifestazioni, di tutti i tipi. In Portogallo si è corso recentemente in condizioni estreme, ma certe regole valgono e sono rispettate dagli organizzatori solo per i corridori di “world Tour”. Poi però c’è chi si lamenta, e chi raccoglie il lamento, anche se a livello statutario – per usare un linguaggio burocratese – certe rogne potrebbe anche lasciarle fuori dall’uscio.
Non Gianni Bugno, che come corridore si è fatto amare da una vasta schiera di aficionados, e oggi da presidente del CPA, il sindacato mondiale dei corridori, è solito fare tante cose, con il suo stile, che è quello di sempre: basso profilo e pedalare.
In questo caso siamo noi di tuttobiciweb a stanarlo, a provocarlo, a chiedergli un parere, un pensiero e un’opinione su questo ciclismo da “girarrosto”. Su questi corridori che in questo periodo sono sempre sulla graticola, e sotto la canicola ferragostana. E Gianni Bugno, fa Gianni Bugno. Nel senso che lui starebbe volentieri nel suo brodo, rintanato nella sua tana da lupo solitario, ma se lo vai a stuzzicare, beh, Gianni a quel punto parte, come se dovesse nuovamente fare la volata di Benidorm: da indolente a inarrestabile. Per lui il colpo di pedale è davvero breve.
«Guarda, sai che sono felice che tu mi abbia chiamato – esordisce il due volte campione del mondo degli Anni Novanta -. Devi sapere che in occasione della Volta a Portugal non ce l’ho fatta a stare fermo. Quando ho saputo in quali condizioni quei ragazzi delle categorie Continental erano costretti a correre, abbiamo deciso di contattare immediatamente l’organizzatore della corsa, al quale abbiamo espressamente chiesto che applicasse il protocollo condizioni meteo estreme (anche se non previsto dai regolamenti). Inizialmente, nonostante il caldo, questi si è mostrato piuttosto freddino. Ci ha risposto che la loro macchina organizzativa era pronta ad intervenire in ogni momento in caso di problemi per i corridori (staff medico, pompieri, idranti etc..). Inoltre che i team erano d’accordo nel proseguire la corsa. A quel punto abbiamo insistito sul fatto che fossero i corridori a dover essere ascoltati e non i teams e che l’organizzatore era responsabile della loro salute e della loro sicurezza sulle strade, facendo loro presente che non erano importanti solo le misure di pronto intervento, ma fondamentale era prevenire i problemi, per l’incolumità dei corridori. Abbiamo chiesto che se la temperatura fosse stata superiore ai 40 gradi era necessario anticipare la corsa e fare tappe più brevi. Il risultato è stato che diverse tappe, compresa quella “regina”, sono state accorciate, e gli orari anticipati. L’organizzatore ha davvero cambiato passo, ha risposto positivamente alle nostre istanze, e da quel momento in poi ci ha inviato le comunicazioni di ogni tappa e l’aggiornamento della situazione».
Una risposta incoraggiante, che gratifica il CPA, ma segna un punto a favore anche agli organizzatori.
«In questo caso un grazie dobbiamo dirlo a questi signori della Volta Portogallo, ma ancora tanto va fatto. La cosa confortante – aggiunge Bugno – è che da quando ci siamo mossi anche per questi ragazzi che spesso sono figli di nessuno, e si è sparsa la voce che il CPA può essere per loro un’importante opportunità, ogni giorno riceviamo richieste di aiuto e segnalazioni di ogni tipo. Per questo motivo il CPA ha deciso di creare una divisione che si occuperà anche di queste categorie (le Continental) seppur non previsto – al momento - dal nostro Statuto».
In questi anni, comunque, di cose in nome della sicurezza ne avete fatte tante…
«Tantissime. Vado per sommi capi. Nel 2015 abbiamo lanciato il progetto “delegati del CPA a tutte le corse WT”: un membro del CPA è presente a tutte le corse WT per farsi portavoce dei bisogni dei corridori. Nello stesso anno il CPA ha lavorato per la messa in opera del “Protocollo in caso di condizioni meteo estreme” in base al quale, in caso di avversità climatiche, un rappresentante dei corridori può intervenire per modificare, interrompere o sospendere la corsa. Da quando il protocollo condizioni meteo è entrato nei regolamenti UCI, il CPA si preoccupa di comunicare ad ogni corsa UWT, 1.hc, 2.hc, il nome di un rappresentante corridori in caso di protocollo condizioni meteo estreme. Nel 2016 il CPA ha presentato un piano di sicurezza per migliorare ulteriormente le misure preventive di sicurezza nelle corse WT. Questo lavoro ha dato origine alle “Specificazioni per gli Organizzatori” ora in vigore, che prevede la messa in opera di misure per la sicurezza delle corse molto precise, che il delegato del CPA si preoccupa di far rispettare. Tra i nostri prossimi obiettivi sul miglioramento della sicurezza ci sarà la richiesta di applicare il protocollo “condizioni meteo estreme” anche nelle corse minori. La sicurezza è un diritto di tutti i corridori, non può essere “riservata” solo ad una certa elite. Chi corre in bicicletta deve farlo nel rispetto della salute, e questo principio deve valere per Nibali, Sagan o Froome, così per il più umile dei gregari di terza divisione».
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