Tutto il mondo sportivo attendeva con ansia la riunione della Giunta del CONI del 10 luglio che avrebbe dovuto finalmente stabilire, dopo mesi di rinvii ed incertezze, prima di tutto l’elenco delle attività di collaborazione considerate come rientranti tra i ben noti compensi sportivi, secondariamente il funzionamento dei cedolini paga per gli sportivi e da ultimo l’entrata in vigore della Società Sportiva Dilettantistica Lucrativa.
Ma venerdi 6 luglio arriva il primo colpo di scena: l’articolo 4, comma 1 del Decreto Dignità (che ad oggi però non è ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) prevede due rilevanti abrogazioni:
• Viene cancellata l’intera disciplina delle SSDL
• Viene abrogato l’inquadramento come CoCoCo delle prestazioni dilettantistiche sportive
Inoltre il giorno successivo il Sottosegretario Giorgetti ha affermato che in un prossimo decreto anche il resto del Pacchetto Sport, approvato con la Legge di Bilancio 2018, dovrebbe essere totalmente abrogato, salvando solo l’innalzamento da 7.500 € a 10.000 € della fascia esente dei compensi sportivi.
È indubbio che ogni Governo possa prendere la linea che preferisce, ciò che lascia basiti è il fatto che dopo pochi mesi durante i quali diversi collaboratori sono stati inquadrati in questo modo e che sono state costituite le SSDL le due norme cardine del Pacchetto Sport vengano cancellate con un colpo di spugna senza pensare alle conseguenze.
Analizziamo la problematica relativa ai Collaboratori sportivi: con le norme introdotte dalla Legge di Bilancio per la prima volta era stata stabilita la legittimità dell’inquadramento come CoCoCo dei compensi esenti di cui all’art 67, co. 1, lett M TUIR, sia nei confronti degli sportivi che del personale amministrativo gestionale. Dopo anni di incertezze si era giunti finalmente alla risoluzione di questa problematica tanto che diversi istruttori titolari di P.IVA avevano chiuso la posizione IVA ed avevano iniziato a percepire unicamente questi compensi esenti.
Con la cancellazione della norma in oggetto si torna alla situazione di totale incertezza, oggetto di continui contenziosi e che era stata stigmatizzata nel 2014 dalla Corte di Cassazione con la Sentenza 602/2014.
Manca quindi nuovamente un inquadramento sotto il profilo del diritto del lavoro, e questa incertezza sull’inquadramento continuerà a dare adito a contenziosi di esito incerto, a verifiche da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro ed a possibili cause di lavoro da parte dei collaboratori sportivi che vorranno vedere riconosciuta la propria posizione come lavoratore subordinato e non come collaboratore.
Non resta che aspettare e sperare che l’attuale Governo, dopo aver cancellato queste norme, ne crei di nuove che chiariscano il perimetro certo delle collaborazioni sportive.